Milano, 8 settembre 1997

Carlo Maria Martini

Quasi un’autobiografia, filtrata attraverso le tracce della presenza dello Spirito santo, caratterizza la prima parte di questa lettera in cui il cardinal Martini sembra coniugare a livello comunitario il cammino proposto l’anno precedente nella regola del cristiano ambrosiano. Nel ribadire pi� volte il fatto che lo “Spirito � presente e all’opera prima di noi, pi� di noi e meglio di noi”, il Cardinale sottolinea come nell’individuazione della “giusta misura del rapporto tra il rispetto dei cammini individuali di maturazione nella libert� e il coinvolgimento collettivo caldo ed entusiasta nella comunit�” ci sia il segreto di un’azione pastorale docile all’azione dello Spirito. Dalla lettera giunge un invito alle comunit� parrocchiali, alle associazioni, ai gruppi e ai movimenti affinch� si “sottomettano volentieri e con generosit� al giudizio della Parola di Dio e si aprano al soffio dello Spirito”. Per questo il Cardinale offre un preciso decalogo per un esame di coscienza della comunit�.Di grande efficacia il riferimento alla parabola dell’amico importuno (Lc 11,5-8) nella quale il cardinal Martini individua il riferimento a chi bussa alla porta della comunit� cristiana chiedendo il pane della Parola di Dio: un gruppo o una comunit� che non si lasciasse scomodare dall’amico importuno, scrive l’Arcivescovo, non potrebbe mai dirsi aperto all’azione dello Spirito.

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