Il 23 giugno esperti e testimoni privilegiati a confronto in un webinar dedicato ai beneficiari di protezione internazionale e all’importanza della rete familiare nei progetti di migrazione

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Quali sono le possibilità di inclusione dei migranti che cercano e trovano protezione nel nostro Paese? Riguardo alle politiche di integrazione di richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale come si posiziona l’Italia rispetto agli altri Paesi europei? Se ne parlerà giovedì 23 giugno 2022 (ore 15.00-17.00) durante il webinar “Essere e sentirsi protetti. Storie di integrazione, di ricongiungimenti e di ritorni” organizzato da Fondazione Ismu.

Durante l’incontro online verrà presentato il rapporto – i cui risultati vengono diffusi oggi in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato – “Beneficiari di protezione internazionale ed integrazione in Italia. Normative, politiche, numeri e sfide”, realizzato nell’ambito del National Integration Evaluation Mechanism (NIEM, www.forintegration.eu), il progetto europeo durato sei anni, che ha messo a confronto le politiche di integrazione dei beneficiari di protezione internazionale di 14 Stati membri dell’Unione europea in alcune aree tematiche (permessi, unità familiare, cittadinanza, casa, lavoro, scuola, salute, sicurezza sociale). In occasione dell’evento verranno inoltre approfonditi alcuni specifici aspetti dell’integrazione in Italia grazie alla raccolta di diverse iniziative concrete contenute nel paper “Diritto all’unità familiare e migrazioni: ricongiungimento familiare e ritorno volontario”, redatto in collaborazione con Fondazione Franco Verga. Attraverso tale focus si intende mettere in risalto le opportunità e le difficoltà del percorso di ricongiungimento familiare, da una parte, e le parallele opportunità e difficoltà del percorso di ritorno volontario assistito, dall’altra.

All’evento parteciperanno: Marina D’Odorico, ISMU; Ennio Codini, ISMU; Alessio Menonna, ISMU; Sara Morlotti, ISMU; Tania De Franchi, Fondazione Franco Verga; Luisa Bianco, UNHCR; Rosanna Sucato e Angela Schillaci, Comune di Milano, oltre ad alcune famiglie e persone che hanno sperimentato le pratiche del ricongiungimento e del ritorno avvalendosi della consulenza degli operatori di Fondazione Franco Verga.

Il programma completo è disponibile a questo link.

Iscrizioni al webinar a questo link.

Normative e politiche di integrazione in Italia e in alcuni Stati
coinvolti dalla ricerca

Dai risultati del progetto NIEM, che ha consentito di analizzare normative e politiche di integrazione dei beneficiari di protezione internazionale (BPI) in 14 Stati[1] membri dell’Unione europea, emerge che l’impegno dei governi al riguardo differisce significativamente da Paese a Paese. Essi infatti offrono modalità molto diverse di sostegno ai richiedenti e beneficiari di protezione internazionale. L’analisi comparata getta così una chiara luce sui risultati e sulle carenze delle risposte dei governi alla sfida dell’integrazione di queste persone in Europa.

Politiche sul lavoro. La maggior parte degli Stati membri applica disposizioni giuridiche per facilitare l’accesso dei BPI al mercato del lavoro. Per quanto riguarda le politiche sul lavoro, emerge che la maggior parte dei Paesi, tra cui l’Italia, non dispone di programmi di sostegno mirati ai BPI per accedere all’occupazione. Si distingue la Svezia per aver adottato un programma di introduzione al lavoro che ha una durata di 24 mesi. Sul lavoro si segnala la difficoltà italiana di accedere ai corsi di formazione e di lingua, oltre al problema del mercato del lavoro nazionale caratterizzato da una bassa stabilità lavorativa. In Italia, al 1° gennaio 2020 si stimano in poco meno di 56mila le persone in possesso di un permesso di soggiorno riconosciuto nell’ambito della protezione che lavorano (i rifugiati lavoratori sono 21mila, quelli con protezione sussidiaria 29mila e circa 5mila i lavoratori con permesso di soggiorno residuo per motivi umanitari). A questi si aggiungono 19mila lavoratori richiedenti asilo.

Salute. È la dimensione in cui i Paesi membri hanno implementato le migliori politiche. Tutti gli Stati, compresa l’Italia, garantiscono una copertura finanziaria minima per i BPI su base paritaria rispetto ai cittadini nazionali. Il nostro Paese si distingue dagli altri per l’offerta specifica di servizi sanitari sulla salute mentale dei migranti, anche se i tempi di attesa molto lunghi rischiano di vanificare le buone pratiche.

Accesso all’istruzione. Quasi tutti i Paesi considerati da NIEM, tra cui l’Italia, garantiscono l’accesso per i BPI a diversi livelli di istruzione a condizioni di parità con i cittadini nazionali. Ciò non avviene per la Grecia, in cui diverse condizioni giuridiche influenzano, negativamente, l’inclusione dei BPI nel sistema educativo, penalizzando alcune categorie di minori stranieri.

Accesso al sistema abitativo. In Italia – al pari di Repubblica Ceca, Francia, Paesi Bassi e Svezia – i BPI hanno piena libertà di movimento e di scelta di residenza all’interno del Paese (in Grecia solo dal 2019), il pieno accesso ai servizi abitativi e ai diritti di proprietà (in Spagna solo se vengono soddisfatti determinati requisiti). In Italia, tuttavia, tale condizione paritaria rispetto ai cittadini nazionali è ostacolata da una scarsa politica abitativa e dalle numerose difficoltà pratiche di accesso alla casa (tra cui la diffidenza dei locatori). Inoltre l’Italia condivide con Grecia e Polonia il problema del sovraffollamento nelle abitazioni e la creazione di quartieri ghetto. Interessante segnalare il caso virtuoso della Slovenia, dove da novembre 2021 i BPI possono richiedere un sostegno mirato per ricevere alloggio a patto che abbiano sottoscritto un accordo di integrazione. I BPI disoccupati o privi di mezzi finanziari hanno diritto in questo Paese a un aiuto economico per affittare alloggi da privati. In Italia, tra i richiedenti asilo, i rifugiati e i beneficiari di protezione sussidiaria e umanitaria, si stima che al 1° gennaio 2020 gli homeless siano circa 3mila; coloro che vivono con amici, familiari, conoscenti 16mila; circa 60mila vivono in alloggi pubblici temporanei; 18mila in edilizia residenziale pubblica; 51mila in affitto da privati e con contratto regolare.

Ricongiungimento familiare. La maggior parte delle leggi nazionali è in linea con la direttiva UE sul tema. Tuttavia le disposizioni restrittive colpiscono in alcuni Stati membri le persone vulnerabili. Italia e Romania forniscono disposizioni legali che sono altamente favorevoli per tutti i BPI, senza discriminazioni.

Discriminazione e pregiudizi. I pregiudizi nei confronti dei migranti e la discriminazione sono fattori che continuano a ostacolare i processi di integrazione: i BPI intervistati in Italia e in Svezia hanno condiviso l’idea che l’integrazione riguarda la collaborazione tra i nuovi arrivati e la comunità ospitante. In Italia, infatti, è stata segnalata la mancanza di fiducia reciproca tra la società ricevente e i nuovi arrivati che rende difficoltoso il processo di integrazione.

Integrazione e pandemia. Dall’analisi comparata realizzata da NIEM si evince che la pandemia Covid-19 ha avuto, in generale, un impatto sproporzionatamente elevato su migranti e rifugiati. Vivendo in condizioni di grande insicurezza ai margini della società, le vulnerabilità dei rifugiati sono state quindi ulteriormente aggravate da misure e restrizioni pandemiche. I Paesi che hanno forti politiche di integrazione dei rifugiati in generale sembrano aver gestito meglio gli effetti negativi della pandemia.

Le criticità del caso italiano. Proposte di intervento.

I BPI in uscita dal sistema di accoglienza risultano ad alto rischio povertà-emarginazione. Gli interventi concernenti l’insegnamento della lingua, la formazione professionale, ecc. sarebbero più efficaci soprattutto se iniziati tempestivamente.

All’uscita dalle strutture di accoglienza, al di là di qualche non trascurabile formale discriminazione (come nel caso del reddito di cittadinanza, a cui si può accedere previa residenza da almeno dieci anni sul territorio nazionale) i BPI sono generalmente trattati alla pari degli altri cittadini, ma, per la condizione di vulnerabilità in cui essi si trovano, tale aspetto positivo spesso si traduce per molti in una accentuazione della condizione di povertà e di emarginazione. Per esempio non avere un rapporto stabile di lavoro accentua la difficoltà a trovare casa in affitto. Pertanto, a fronte di una specifica condizione di debolezza, sarebbe opportuno sviluppare specifiche misure compensative, come quelle ad hoc per favorire l’accesso alla casa e al lavoro.

La situazione di povertà-emarginazione di cui si è detto ha ripercussioni negative sulla stessa fruizione dei diritti, come per esempio quello al ricongiungimento familiare.

Si auspica che per la progettazione dei nuovi interventi possa essere prevista anche la partecipazione dei diretti interessati. C’è infatti ragione di ritenere che dagli stessi beneficiari di protezione potrebbero venire indicazioni utili per la definizione delle soluzioni di edilizia abitativa a loro destinate e dei percorsi di formazione.

Si suggerisce anche di assicurare, per quanto possibile, a tutti i BPI le stesse opportunità a prescindere dal territorio in cui vengono a trovarsi. Non tutte le Regioni infatti offrono lo stesso livello di servizi sulla formazione professionale o l’accesso all’impiego.

Il report completo sarà disponibile sul sito ISMU www.ismu.org

NIEM. Il progetto europeo National Integration Evaluation Mechanism (NIEM) (www.forintegration.eu), di cui Fondazione ISMU è partner e referente per l’Italia, è co-finanziato dalla Commissione Europea attraverso il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI), a Open Society Foundation e dal Visegrad Fund.

I MATERIALI GRAFICI E VIDEO SUL PROGETTO NIEM SONO DISPONIBILI AI SEGUENTI LINK:
https://www.dropbox.com/scl/fo/vw71audaq4uvty5vrejx3/hdl=0&rlkey=ntatqxgnudry32u6s0wu9dxua

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[1] Bulgaria, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.

CHI SIAMO
Fondazione ISMU – Iniziative e Studi sulla Multietnicità è un ente di ricerca scientifica indipendente. Dal 1991 ISMU è impegnato nello studio e nella diffusione di una corretta conoscenza dei fenomeni migratori, anche per la realizzazione di interventi per l’integrazione degli stranieri.

ISMU collabora con istituzioni di governo a livello nazionale ed europeo, amministrazioni locali e periferiche, agenzie socio-sanitarie, istituti scolastici di ogni ordine e grado, università, centri di ricerca scientifica italiani e stranieri, fondazioni nazionali e internazionali, biblioteche e centri di documentazione, agenzie internazionali e rappresentanze diplomatiche, associazioni ed enti del terzo settore, aziende e associazioni di categoria.

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