Sant'Anselmo di Lucca, vescovo

Anselmo nacque a Baggio, alle porte di Milano, da nobile famiglia, verso il 1040. Sotto la guida dello zio paterno, canonico della cattedrale milanese – che sarà poi papa col nome di Alessandro II – ricevette un’ottima formazione e da lui assimilò le idee di riforma della Chiesa della quale doveva diventare uno dei più accesi e validi sostenitori. Abbracciata la vita ecclesiastica, entrò nel monastero di S. Benedetto di Polirone, presso Mantova, dove completò la sua formazione spirituale, teologica e giuridica. Gregorio VII, che aveva per lui grande stima ed amicizia e il legame di una perfetta comunione di intenti per la realizzazione della riforma della Chiesa, lo volle vescovo di Lucca e lo inviò come suo legato a rianimare la Chiesa milanese e confermare nella fede le popolazioni lombarde. Per incarico dello stesso pontefice compose un’ampia raccolta di cànoni per fornire una base giuridica alla riforma intrapresa dalla Sede apostolica. Nel ministero episcopale, fu pastore interamente dedicato al suo popolo; visitò tutta la diocesi, dedicandosi particolarmente al clero, curando la sua formazione teologica e spirituale, dando a tutti l’esempio di una vita austera, impegnata nella preghiera, nello studio e nell’attività pastorale. Ebbe cura particolare per la celebrazione dei divini misteri, promuovendo anche il canto sacro. Nella sua opera di riforma, promosse la vita comune del clero, ottenendo buoni risultati nelle campagne e incontrando invece nei canonici della cattedrale di S. Martino una opposizione tenace che divenne ribellione aperta quando, giungendo a Lucca l’imperatore Enrico IV, poterono avvalersi della sua protezione. Allora Anselmo dovette lasciare Lucca e si rifugiò presso Matilde di Canossa, a Mantova, che con lui divenne il centro propulsore della vita cristiana della Lombardia. E a Mantova morì, il 18 marzo 1086, assistito da Matilde di Canossa e dal vescovo Ubaldo, pronunciando, a imitazione dell’amico Gregorio VII, le parole: “Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità; per questo muoio in esilio”. Nello stesso giorno si celebra la memoria di san Giovanni Calabria, sacerdote (1873-1954), fondatore dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza. Vastissimo e infaticabile il suo apostolato, soprattutto rivolto ai più poveri e diseredati, vissuto in fiducioso abbandono alla Provvidenza, e come impegno di ritorno alla fedeltà al Vangelo sine glossa: “Dobbiamo essere – diceva – Vangeli viventi, in un mondo che ha dimenticato il Vangelo”. Si ricorda oggi anche santa Giustina martire, arrestata durante la persecuzione di Diocleziano e condannata alla pena capitale. L’inserimento del nome di santa Giustina nel canone della messa ambrosiana è della fine del secolo V o dell’inizio del VI.

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