Santi Mauro e Placido, monaci Nel secondo libro dei Dialoghi, Gregorio Magno, papa, narra la vita di san Benedetto da Norcia, abate, che è la figura di riferimento fondamentale della tradizione del monachesimo d’Occidente. Lungo la narrazione della vita di Benedetto (VI secolo), si racconta di due suoi discepoli, da Benedetto particolarmente amati, Mauro e Placido, condotti in giovane età al monastero di Subiaco. Mauro, figlio del nobile romano Equizio e Placido, figlio del patrizio Tertullo, vengono educati dal patriarca del monachesimo d’Occidente e partecipano alle esperienze luminose della vita di lui. L’episodio che rese particolarmente cari i due discepoli alla storia della spiritualità monastica e cristiana in genere, è (c. VII del II Libro dei Dialoghi) quello dell’obbedienza pronta e umilissima di Mauro che, seguendo l’ordine di Benedetto, cammina sulle acque per accorrere a salvare dai gorghi del lago il piccolo Placido incautamente sportosi e caduto in acqua. Circolarono nei secoli successivi biografie leggendarie di Mauro (Odone di Glanfeuil nel IX secolo, ripreso poi dallo pseudo Fausto) che lo descrivono trasferito in Francia (dove avrebbe fondato il monastero di Glanfeuil, oggi Saint-Maur-sur-Loire), attraverso peregrinazioni le cui tappe sono tutte costellate da miracoli che illustrano diverse sedi dell’Italia e della Francia. Vari luoghi vantano di custodire le sue reliquie. La venerazione dei due santi, e particolarmente di Mauro, crebbe in epoca moderna; del nome di Mauro si fregiò una famosa congregazione francese (i “Maurini”), nota per gli studi critici ed eruditi di patristica, storia, agiografia.