Santa Caterina di Svezia (sec. XIV)
Caterina, secondogenita degli otto figli di santa Brigida, nacque nel 1331. Si sposò in giovanissima età, con un nobile di casato e di sentimenti, che acconsentì al desiderio di lei di osservare il voto di castità e si legò anche lui allo stesso voto. All’età di 19 anni, in occasione della celebrazione dell’anno santo, venne a Roma presso la madre, e qui la raggiunse la notizia della morte del marito. Da questo momento Caterina partecipò con totale dedizione all’intensa attività religiosa di santa Brigida, rimanendo costantemente accanto alla madre nei lunghi pellegrinaggi intrapresi, in mezzo a traversie e pericoli, dai quali non sarebbero uscite indenni senza un intervento soprannaturale. Alla morte della madre, Caterina ritornò in Svezia, entrando nel monastero di Valdstena, che santa Brigida aveva fondato, ponendolo sotto una regola di vita ispirata al modello di san Bernardo di Chiaravalle. Di questo monastero nel 1380 divenne abbadessa. A Roma aveva fatto un altro lungo soggiorno, per seguire il processo di beatificazione della madre, che si concluderà positivamente nel 1391. Una tradizione leggendaria narra che Caterina avrebbe salvato la città dall’inondazione del Tevere che aveva già rotto gli argini. Alla sua morte, avvenuta il 24 marzo 1381, sarà l’unanime e universale devozione popolare a venerarla come santa. Il 24 marzo si ricorda la morte di Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di El Salvador, ucciso mentre stava celebrando l’eucaristia, per le sue coraggiose denunce, fatte in nome dell’Evangelo, delle ingiustizie e delle violenze subite dai contadini e dai poveri del Salvador. Con lui la Chiesa invita a ricordare con una giornata di preghiera e digiuno tutti i missionari martiri, testimoni dell’Evangelo di Gesù fino al segno ultimo del sangue, immagini luminose del loro Maestro, che ha dato la vita per la salvezza di tutti gli uomini.