San Bartolomeo, apostolo
Bartolomeo – probabilmente lo stesso che nel quarto evangelo è chiamato Natanaele – negli evangeli sinottici compare nella lista dei dodici apostoli associato a Filippo, suo amico e conterraneo. Proveniente da Cana di Galilea, vicino a Nazaret, viene descritto da Gesù come “israelita senza finzione” (Gv 1, 47). Di lui si sa ben poco: è nominato solo nelle liste degli apostoli (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,14; At 1,13) e – da Giovanni – nella scena iniziale di chiamata dei primi discepoli e nell’epilogo del cap. 21, dove si racconta l’apparizione di Gesù risorto sulla sponda del lago di Tiberiade. Gli storici ecclesiastici dei primi secoli narrano di suoi viaggi missionari in India, Etiopia, Arabia, Mesopotamia, Armenia, ma è difficile ricostruire il suo percorso missionario. Agli storici medioevali risale invece la tradizione del suo martirio attraverso lo scuoiamento, tratto che compare spesso nell’iconografia del santo e nelle sacre rappresentazioni che venivano solennemente realizzate in sua memoria. Le sue spoglie sono venerate a Roma nella chiesa omonima dell’isola Tiberina, ma anche a Benevento. La singolarità del suo martirio attirò la devozione popolare e l’immaginazione degli artisti, per cui fu santo molto venerato nel medio evo; numerosissime chiese gli sono dedicate in Italia e in Europa in genere, molte delle quali vantano di custodire reliquie del suo corpo. Vastissima iconografia, anche in oriente, lo raffigura con i due segni caratteristici del libro e del coltello, o con la sua pelle portata a mo’ di mantello sul braccio, che allude al modo del suo supplizio.