San Matteo, apostolo ed evangelista

Matteo (“Dono di Dio”), detto anche Levi, esercitava a Cafarnao la professione di “pubblicano”, termine che designa colui che prendeva in appalto dal potere dominante l’esazione delle imposte. Era nel pieno del suo mestiere, odiato dalla gente, quando Gesù – proprio ai primi tempi della sua predicazione in Galilea – lo chiamò alla sua sequela. Prontamente corrispose alla vocazione del Signore, che volle subito ospitare a casa sua, per un pranzo di addio agli amici, pubblicani e peccatori come lui. Suscitando lo sconcerto e quindi la critica dei farisei, offrì al Maestro l’occasione per una decisiva rivelazione. Infatti, durante quel festoso banchetto, il Salvatore proclamò solennemente la sua missione: “misericordia voglio, e non sacrificio. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Annoverato tra i dodici apostoli di Gesù, seguì il Maestro durante le sue peregrinazioni. Nel giorno di Pentecoste ricevette con la prima comunità cristiana il Dono dello Spirito Santo e spese la vita nell’annuncio del vangelo. La costante tradizione della Chiesa lo riconosce autore del Primo Vangelo, scritto originariamente in lingua aramaica, dopo l’evangelo secondo Marco, per la Comunità giudeo-cristiana. Scrivendo per i giudei di Palestina, ha come intento primario di mostrare che Gesù è il Messia, e realizza le profezie deposte nelle Scritture. La raffigurazione simbolica dell’Evangelista lo associa al simbolo del Libro (evangelo) e dell’Angelo in forma umana (cfr. Ez 1,10 e Ap 4,6) – unico simbolo umano tra i quattro che designano gli evangelisti – forse perché il suo scritto inizia con la genealogia di Gesù che mette in primo risalto l’umanità del Figlio di Dio. Di lui non si conservano altre notizie. Secondo la tradizione, predicò l’evangelo in Siria o in Etiopia. Dal X sec. è documentato che le sue reliquie sono custodite a Salerno.

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