�Martirio di san Giovanni il Precursore
Le Chiese d’Occidente e quelle d’Oriente si congiungono nel celebrare oggi la memoria dell’uccisione di Giovanni il battezzatore che con l’effusione del sangue portò a compimento la sua missione di profeta e precursore del Signore Gesù. Iniziato sulle sponde del Giordano, con la predicazione dell’avvicinarsi del regno di Dio e il conseguente appello alla conversione e al battesimo di penitenza, l’annuncio profetico di Giovanni, dopo l’incarcerazione da parte del re Erode Antipa nella dura prigionia a Macheronte, diventa domanda rivolta a Gesù, sulla sua identità di Messia. La denuncia della illecita condotta del monarca gli attirò il risentimento della moglie Erodiade, che si concluse con l’assurdo ordine di decollazione, in un’insensata occasione mondana. Definito da Gesù “il più grande tra i nati di donna”, Giovanni esultò nello scorgere da lontano il sorgere del messia, l’Agnello di Dio lungamente atteso; e la sua gioia ebbe compimento nel martirio che già prefigurava il rifiuto da parte dei potenti e la morte del Messia. La memoria della decollazione, si trova già nel V secolo in Gallia e dal VI a Roma. Probabilmente la data è collegata con l’occasione della dedicazione della chiesa di Sebaste, ove la tradizione dice sia conservata la testa del Battista. Nell’ordinamento dell’anno liturgico secondo il rito ambrosiano, tale memoria assume un importante significato strutturale: quasi punto di approdo della testimonianza dei profeti, scandisce il tempo dopo la pentecoste, delineando il passaggio da una prima a una seconda tappa, delimitata dalla III domenica d’ottobre, nella quale la liturgia della Parola è più esplicitamente orientata al Nuovo Testamento.