San Giosafat, vescovo e martire (secolo XVII) Giovanni Kuncewicz nacque nel 1580, da famiglia ortodossa, in Rutenia, antica regione orientale della Cecoslovacchia, che ora fa parte della Russia. Sotto la spinta dei gesuiti, con la collaborazione del re Sigismondo III e l’approvazione di Clemente VIII, si tentò, in questa regione, l’unione della Chiesa greca con quella latina. Si mantennero i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa fu detta “Uniate”. Giovanni, che in religione, prese il nome di Giosafat, fu grande difensore di questa Chiesa. Entrato, a 20 anni, nel convento basiliano della Santissima Trinità a Vilnius, fu il primo novizio del primo monastero basiliano unito e si diede con grande zelo alla predicazione per convertire i fratelli separati. Priore, Abate e nel 1607 Arcivescovo di Polozk, lavorò instancabilmente per l’unità della Chiesa e per la riforma monastica, promuovendo così l’espansione e la fedeltà evangelica della Chiesa Uniate. La sua predicazione produsse numerosissime conversioni, suscitando violente reazioni tra la nobiltà rutena e anche tra il popolo, che temeva il cambiamento del rito nazionale in quello romano. Ma Giosafat unì sempre alla perfetta fedeltà alla Chiesa di Roma il pieno e sincero amore per la tradizione liturgica bizantina. Per queste sue idee ecumeniche, in un momento politico un po’ torbido, il 12 novembre 1623, a Vitabok, fu assassinato da un gruppo di scismatici che infierirono barbaramente su di lui fino a farlo morire. Giosafat è uno dei santi che si adoperò, con tutte le sue forze, per l’unità dei cristiani d’Oriente ed è l’unico che rappresenti la Russia nel calendario romano È stato canonizzato nel 1867. Il suo corpo riposa nella basilica vaticana, presso la tomba di san Pietro.