Sant'Anselmo di Nonantola (VIII secolo)
Anselmo, figlio del duca longobardo Wectari di Vicenza, nacque verso il 720 a Cividale o a Vicenza. È l’unico santo longobardo di cui ci siano pervenute notizie certe. Era fratello di Giseltrada, sposa di re Astolfo, e di Aidin, con il quale aveva in comune beni e terreni a Vicenza e a Verona. Fu per un certo tempo duca del Friuli. Nel 749, Anselmo decise di cambiare vita e, ricevuta in dono da re Astolfo la terra di Fanano, nella valle dell’alto Panaro, abbandonò tutte le attività e cariche politiche fondando un cenobio e un ospizio per l’assistenza dei pellegrini, allora molto numerosi nella valle. Qualche anno dopo, nel 751, ricevette ancora in dono un altro appezzamento di terreno, di nome “Nonantolae”, situato in una posizione strategica, dominante le strade che da Verona e Piacenza scendevano a Bologna. Qui Anselmo e i suoi monaci si impegnarono nella edificazione di una chiesa e costruirono un cenobio, in cui vissero sotto la regola di san Benedetto, dedicandosi alla bonifica di quelle terre abbandonate e incolte, con vantaggio economico e sociale per tutta la regione. Alle dipendenze dell’Abbazia di Nonantola, Anselmo fondò altri tre monasteri, con annessi ospizi, facendone importanti centri di ascesi, oltre che di cultura, di lavoro e di assistenza ospedaliera. Durante il regno di Desiderio (757-774), per motivi a noi ignoti, fu allontanato da Nonantola e fu mandato, quasi in esilio, a Montecassino, dove restò fino alla morte di Desiderio. In questo periodo Anselmo poté acquistare per la sua Abbazia, vari e preziosi codici, come risulta da un elenco dell’archivio di Nonantola compilato verso il 1000. Anselmo fu una delle figure più importanti del monachesimo dell’Alto Medio Evo. Negli anni difficili della guerra franco-longobarda fu anche un mediatore di pace; per questo il re franco, Carlo Magno, gli espresse la sua stima elargendo all’Abbazia benefici e privilegi. Morì il 3 marzo 803, a 50 anni dalla fondazione del monastero e fu sepolto nella chiesa della sua Abbazia.