San Galdino, arcivescovo di Milano
Galdino nacque a Milano nei primi decenni del sec. XII. Il monaco Ilarione, suo contemporaneo e suo biografo, attesta che fu cancelliere e arcidiacono della Chiesa di Milano. Visse nel momento cruciale della lotta dei Comuni contro Federico Barbarossa. E al Barbarossa l’arcidiacono Galdino si oppose apertamente, contrastando non solo la sua politica di oppressione delle libertà comunali, ma anche l’appoggio agli antipapa che l’Imperatore pretendeva di contrapporre al legittimo pontefice Alessandro III. Questa opposizione gli valse l’esilio, dal quale poi il papa, nel 1166, lo rinviò a Milano, come arcivescovo, insignito della porpora cardinalizia. Come arcivescovo diede il suo pieno appoggio alla Lega Lombarda dei Comuni costituitasi a Pontida nel 1167 ed operò per la ricostruzione materiale e morale della città devastata dalle truppe del Barbarossa: ricostruì la cattedrale e il palazzo arcivescovile, organizzò la distribuzione del pane (che fu detto successivamente “pane di san Galdino”) e un ampio servizio di assistenza a favore del popolo prostrato nei debiti e umiliato nella povertà. Favorì nel 1168 la fondazione di Alessandria (così chiamata in onore di Alessandro III), che fu il centro della resistenza al Barbarossa. Combatté inoltre vigorosamente la eresia catara, che voleva una Chiesa composta solo di “puri”, dimostrandosi intrepido difensore della fede. La morte lo colse sul pulpito mentre predicava contro gli eretici il 18 aprile 1176. San Galdino occupa nella serie degli arcivescovi di Milano un posto di grande onore, dopo sant’Ambrogio e san Carlo.