At 6,8-15; Sal 26(27); Gv 6, 16-21 «Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo». (At 6,8) Nel ritratto di Stefano consegnatoci dagli Atti, l’espressione prodigi e segni mostra un tratto di somiglianza significativo anzitutto con Gesù: «Gesù di Nazareth, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua…» (At 2,22), poi con gli apostoli: «Prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli» (At 2,43), con Mosè che «li fece uscire compiendo prodigi e segni nella terra d’Egitto, nel mar Rosso e nel deserto» (At 7,36), con Barnaba e Paolo che «riferivano quanti segni e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro» (At 15,12). Stefano è pieno di fede, di grazia e di Spirito Santo, ma i prodigi e segni che Dio opera per mezzo suo non gli risparmiano persecuzione e false accuse. Secondo il suo discorso in At 7, egli presentava la Legge di Mosè e il Tempio come istituzioni capaci di annunciare e preparare la salvezza portata da Gesù, ma i suoi ascoltatori «non hanno compreso l’agire del Signore e le opere delle sue mani» (salmo 27) e l’hanno ucciso, come il suo Signore. Preghiamo Contro di me sono insorti falsi testimoni che spirano violenza. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. (dal Salmo 26) [da: La Parola ogni giorno – LA NOSTRA LETTERA SIETE VOI – Santità ministeriale – Pasqua 2011 – Centro Ambrosiano]