Es 25,1;27,1-8; Sal 95; Eb 13,8-16; Mc 8,34-38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi. (Mc 8) L’apostolo Paolo dice che tutta la vita del cristiano deve essere come un sacrificio a Dio, e che non ci si deve lasciar sviare da strane dottrine o interpretazioni distorte perchè non sono tradizioni o usi particolari a determinare il rapporto con il Signore, ma riconoscere sempre Gesù Cristo per quello che è, e non cambia. Lui è il Salvatore; e il sacrificio che davvero gradisce, il solo, è la beneficienza, la condivisione fraterna dei beni. Anche a Mosè Dio impone un certo codice di comportamento e dà le indicazioni precise per la disposizione dell’altare: Dio ci dice che lui è padrone del rapporto col suo popolo e lui stabilisce ciò che è giusto ed è bene nel culto divino, perchè non siano altri a decidere sacrifici o devozioni. Dio ha promesso di abitare in mezzo al suo popolo e di essere il suo Dio. Gesù completa poi la rivelazione di Dio stesso, che è Padre e vuole che lo si adori in spirito e verità, seguendo l’esempio che lui stesso ci offre: agire nella verità, onorare il Padre, amare il prossimo fino al sacrificio di sè. Preghiamo col Salmo Tutti gli dei dei popoli sono un nulla, il Signore invece ha fatto i cieli. Maestà e onore sono davanti a lui, forza e splendore nel suo santuario.