Dn 2, 26-35; Sal 97 (98); Fil 1, 1-11; Lc 2, 28b-32 «Simeone (disse) “Ora, puoi lasciare, o Signore, … perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”». (Lc 2, 2 8-32) Nei giorni che intercorrono tra il primo dell’anno e la festa dell’Epifania si prepara progressivamente la manifestazione di Gesù davanti a tutti i popoli. Tra i primi testimoni che iniziano a dichiararne l’identità davanti a tutte le genti c’è il vecchio Simeone. Per lui, anziano, in Gesù si compie la promessa di Dio, non ha atteso invano questo momento. Egli pur anziano è pieno di Spirito e diviene testimone d’eccezione. Quanto Simeone ha colto con sapienza e cioè la presenza definitiva di Dio nella storia, è anche preannunciata nella pagina di Daniele. I giganti fatti da mano d’uomo crolleranno, non però quelli da mano di Dio, anche se la storia sembra sempre in balia di qualche potente che la domina. Un bambino innocuo e fragile è il modo con il quale Dio entra nella storia, con la sola forza dell’amore che si consegna. Il testimone di questo Dio è credibile quando annuncia il suo messaggio in modo coerente al contenuto, senza ricorso alla forza, alla violenza, alla persuasione, al tradimento, ma in modo disarmato, pacifico, mite. Preghiamo Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele. (dal Sal 98)