Ct 6,1-2; 8,13; Sal 44; Rom 5,1-5; Gv 15,18-21 «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia». (Gv 15,18-19) Il discepolo ripete l’esperienza del Maestro: è odiato e disprezzato dal mondo, che non lo riconosce come uno dei suoi. Il discepolo non deve pertanto scandalizzarsi se il giusto è perseguitato e si tende ad eliminarlo. Per Giovanni, il “mondo” ha una connotazione negativa: rappresenta un modo di agire costruito su egoismi e paure, e un modo di vivere che preferisce il possesso al dono, la violenza all’amore, l’accumulo alla solidarietà, la rabbia alla compassione. Il mondo, tuttavia, non è una realtà totalmente esterna a noi, è una realtà presente anche dentro di noi: la lotta tra il bene e il male, tra la fede e l’incredulità non risparmia il cuore dell’uomo. Riconoscere questo ci aiuta ad essere vigilanti e a scegliere con consapevolezza come giocare la nostra libertà. Quando in noi vince il bene e prevale l’amore, veniamo emarginati e guardati con sospetto. Siamo nel mondo, ma non del mondo. I discepoli – come singoli e come comunità – sono chiamati a rompere la logica dell’egoismo e della sopraffazione, vivendo come figli e fratelli, e riconoscendo, come fondamento del proprio essere, il Dio della vita e dell’amore. Una Chiesa capace di vivere la logica delle beatitudini sarà vera discepola del Si – gnore e potrà essere sale e luce per gli uomini e le donne del suo tempo. Preghiamo Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre. (dal salmo 44) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]

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