Ss. Filippo e Giacomo, apostoli At 1,12-14; Sal 18; 1Cor 15,1-8; Gv 14,6-14 «Vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui». (At 1,12-14) È bello per noi contemplare in uno spazio raccolto («…salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi») la piccola comunità, di cui fanno par te Filippo e Giacomo, che la liturgia oggi commemora: coloro che hanno condiviso i tre anni di vita pubblica di Gesù, ora condividono la quotidianità come “fratelli” di Gesù. Fratelli sono i discepoli, quelli che come Cristo – il primogenito – «fanno la volontà del Padre» (Mt12,50). È il primo giorno del distacco definitivo: anche il Gesù risorto, quello presente in maniera misteriosa, così vero da poterlo ascoltare, toccare, avere commensale, non è più con loro, fisicamente. È lontano, in cielo. E il tempo e lo spazio sono lì, tutti aperti davanti a loro, in attesa delle parole che loro sapranno dire, e dei gesti che lo ro sapranno fare, comunicando vita e perdono: Filippo e Gia – como, e tutte e tutti, nella prima piccola Chiesa di Gerusalemme, custodiscono la scintilla della Buona Notizia, che dovrà accendere nel mondo una luce che non si spegnerà più. Sanno bene che non è la loro forza di uomini che lo consentirà, ma quella di Dio: a cui loro prestano se stessi in totale fiducia. Perciò pregano, e lo fanno come Gesù ha insegnato a farlo, perché la preghiera sia gradita al Padre: perseveranti («chiedete e vi sarà dato…» Mt 7,7ss.) e concordi («dove due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro…»). Preghiamo Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, la tua bontà mi ha fatto crescere. (dal salmo 18) [da"La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010", Centro Ambrosiano]

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