Ger 2,1-9; Sal 13 (14); Am 5,10-15; Mt 9,9-13 «Quale ingiustizia trovarono in me i vostri padri per allontanarsi da me e correre dietro al nulla diventando loro stessi nullità?». (Ger 2,5) Non è detto che la bellezza del piano di Dio affascini sempre l’uomo, attratto, da sempre, da facili richiami che promettono molto e senza troppa fatica. Questa sorta di sirena che ammalia perseguita ciascuno di noi, ci fa preferire facili scorciatoie alla via della santità e ci trasforma da attori a spettatori di un mondo che ci passa davanti. Qualche volta incolpiamo Dio per quanto ci capita ma è solo un facile modo per mascherare le scappatoie. Del resto il racconto della volpe e l’uva è ancora molto attuale nella chiesa e tra i credenti. La liturgia però mostra nella forma del profetismo che quelli che noi chiamiamo idoli, desideri in fondo sono un nulla, lasciano l’amaro in bocca, non ci soddisfano. Pensiamo allora se tutto quello che ci occupa e preoccupa è davvero quello che ci rende felici oppure schiavi. Preghiamo La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore. (dal Sal 19) [da: La Parola ogni giorno – Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste – Santità evangelica – Avvento e Natale 2010 – Centro ambrosiano]