Ger 9,22-23; Sal 84 (85); Eb 3,1-6; Mt 18,21-35 «E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo». (Eb 3,6) Da tempo Dio si è stancato di abitare un edificio (il tempio) per abitare invece la storia dell’uomo (il tempo). In poche parole questo è quanto celebriamo e riviviamo nell’Avvento: la scelta di Dio di farsi vicino, Lui si è fatto prossimo alla nostra esistenza, ha voluto abitare una casa che sono le nostre case, le nostre esistenze. Diventano più luminose le espressioni di San Paolo, quando descrivendo il suo ministero lo indicava come il tentativo perché Cristo sia tutto in tutti. La nostra vita, il nostro corpo sono la casa di Dio e questo richiede maggiore rispetto e consapevolezza tanto più se siamo abitati dalla presenza eucaristica. Siamo tempio di Dio e ogni volta che ci accostiamo alla Santa Eucaristia attraverso la comunione diventiamo "un tabernacolo" vivente che uscendo dalla chiesa porta il Signore in mille diverse realtà. Possiamo santificare la famiglia, il luogo di lavoro, di studio e di gioco solo con la nostra presenza. Pensiamo alle implicazioni che questo comporta e che per esempio ha portato grandi santi non a fare cose straordinarie ma semplicemente ad abitare un luogo, una comunità divenendo tabernacolo per quella gente. Che presenza straordinaria quella che Gesù ci chiede di essere in questo mondo distratto! Preghiamo Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde. Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca la pace e perseguila. (dal Sal 34) [da: La Parola ogni giorno – Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste – Santità evangelica – Avvento e Natale 2010 – Centro Ambrosiano]