Ger 16,19-21; Sal 15 (16); Zc 10,6-9; Mt 21,18-22 «Signore, mia forza e mia difesa, mio rifugio nel giorno della tribolazione». (Ger 16,19) L’entusiasmo della liturgia, una buona pagina meditata riescono ad illuminare la nostra esistenza credente ma poi, come nella parabola del seme, il nostro terreno arido e pieno di sassi fa soffocare la Parola, non la lascia crescere in abbondanza. Così nei giorni della tribolazione e della solitudine, o della incomprensione per le scelte pastorali operate, San Carlo ritornava al suo crocifisso, con quelle veglie dove non era solo ma in buona compagnia. Consolato da questa fonte di vita, riprendeva coraggio e forza, si lasciava alle spalle turbamenti e indecisioni, e ripartiva con forza per attuare le novità di una Chiesa trasformata e santificata dal recente Concilio. Anche questo dono di grazia deve averlo riconosciuto come risposta ai suoi dubbi e alle paure di quel tempo. Sappiamo anche noi gustare la bellezza di una Chiesa come quella del nostro tempo, ricca di uno straordinario Concilio e potenziata da una schiera di teologi e biblisti che ci aprono la mente e il cuore al mistero di Dio? Per dirla con San Paolo dove abbondò il peccato, la tribolazione, sovrabbondò la grazia (cfr. Rm 5,20) e l’amore di Dio per il suo popolo. Preghiamo Sta’ in silenzio davanti al Signore e spera in lui; non irritarti per chi ha successo, per l’uomo che trama insidie. Desisti dall’ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male, poiché i malvagi saranno sterminati, ma chi spera nel Signore possederà la terra. (dal Sal 37) [da: La Parola ogni giorno – Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste – Santità evangelica – Avvento e Natale 2010 – Centro Ambrosiano]