Ger 10,1-10; Sal 134 (135); Zc 9,1-8; Mt 19,16-22 «Non imparate la condotta delle nazioni e non abbiate paura dei segni del cielo». (Ger 10,1) L’uomo, si sa, ama circondarsi delle sue certezze e, quando sembra non averne, le cerca in fantasiosi esercizi di lettura degli eventi: fine del mondo, catastrofi annunciate, eventi nascosti nelle pieghe di ogni testo sacro. Tutto sembra essere posto al servizio delle paure umane. Il profeta e con lui il profetismo, è continuamente impegnato in un’opera di purificazione e di attenzioni al vissuto. Le fughe in avanti sono palliativi, i timori assopiscono l’attesa e distraggono dalla meta. San Carlo, invece, aveva il crocifisso nel cuore e i volti dei suoi fedeli davanti agli occhi, che domandano la certezza di un aiuto e di una parola amica. Non cieli e terra nuova per sognare, ma cieli e terra nuova trasformati dalla presenza amorevole dei cristiani e del loro Signore. Dopo averlo contemplato, San Carlo si immergeva tra la sua gente fino allo sfinimento e senza il timore di dover spiegare ogni segno del cielo. Gli bastava il segno salvifico di quella croce che sempre lo accompagnava. Preghiamo E’ in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce. Concedi la tua grazia a chi ti conosce, la tua giustizia ai retti di cuore. (dal Sal 36) [da: La Parola ogni giorno – Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste – Santità evangelica – Avvento e Natale 2010 – Centro Ambrosiano]