At 5,1-11; Sal 32(33); Gv 3,22-30 «Anania, perché satana ti ha riempito il cuore, cosicché hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato del campo?». (At 5,3) Il racconto della frode di Anania e Saffira ha lo scopo di mostrare l’autorità apostolica, qui rappresentata da Pietro, come garante dell’unità nella comunità cristiana. Le parole di Pietro non fanno che smascherare la menzogna nel cuore e nel gesto dei due sposi e la loro immediata morte fisica è la conferma visibile di una realtà già presente, ma nascosta (cfr. Ap 3,1: «Ti si crede vivo e invece sei morto»). Da notare che la complicità nel male, oltre ad escludere dalla comunità, non crea comunione tra i complici, ma piuttosto estraneità: Saffira non sa neppure che suo marito è morto e già sepolto! Sembra ripetersi la vicenda della coppia primordiale (cfr. Gen 3): ospitare nel cuore la parola del Divisore produce da sempre solitudine e morte. Accogliere con fede la Parola di Dio, viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, che scruta i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4,12) e appoggiarsi alla sua forza risanatrice è cammino di comunione e di vita. Preghiamo Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. (dal Salmo 32) [da: La Parola ogni giorno – LA NOSTRA LETTERA SIETE VOI – Santità ministeriale – Pasqua 2011 – Centro Ambrosiano]