Pasqua nella Risurrezione del Signore At 1,1-8a; Sal 117; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18 «Gesù le disse “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico “Rabbunì!” – che significa "Maestro!”». (Gv 20,16) L’evangelista Giovanni conserva e consegna memoria personale del mattino di Pasqua che ha cambiato la storia degli uomini. È lui, il “discepolo che Gesù amava”, che insieme a Pietro, quando ancora è buio, è stato raggiunto da Maria di Magdala, la prima a recarsi al luogo della sepoltura di Gesù, dopo il venerdì della crocifissione e il sabato in cui la legge impone l’astensione da ogni attività. Maria spaventata riferisce che la pietra del sepolcro è stata rimossa e il corpo di Gesù non c’è più. Corrono, l’apostolo più anziano ed il più giovane, percossi dal sospetto che qualcuno abbia voluto far sparire persino il cadavere del Maestro crocifisso: e se ne tornano a casa sgomenti (Gv 20,1-10). Maria no. Dall’esterno, si china in lacrime a guardare l’antro vuoto in cui prima di lei Pietro e Giovanni hanno visto solo i teli piegati e il sudario deposti in un angolo, ed è a lei che appaiono due angeli. Mentre dà loro conto del suo smarrimento, Gesù stesso alle sue spalle le chiede “Perché piangi?”. Mentre risponde accorata, senza riconoscerlo, Gesù la chiama per nome e lei, trasecolando, ne ricorda il timbro inconfondibile e voltandosi lo saluta ad occhi spalancati, con il titolo con cui l’ha spesso chiamato da vivo, “Rabbunì”, più solenne ancora del semplice “Rabbi”. Maria non ha più domande da fare: al suo Signore e Maestro, vivo, riconosce fiducia totale. Negli occhi stupefatti e adoranti di Maria, c’è tutta intera la prima rivelazione della Pasqua, la certezza – sconvolgente! – che la vita del Giusto affidata alle mani di Dio attraversa anche la morte. Preghiamo La destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. (dal salmo 117) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]

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