At 15,13-31; Sal 56(57); Gv 10,31-42 «… Perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre ». (Gv 10, 38) Come dicevamo venerdì 20 maggio, Gesù viene accusato di bestemmia: lui che è uomo si fa Dio. Per noi è scontato dire che il Cristo è vero uomo e vero Dio, al punto che questo ci lascia quasi indifferenti. Proviamo a parlarne con qualche fratello ebreo o mussulmano, e ci renderemo conto di quanto questo dato sia “forte” ed unico. Gesù viene accusato di voler farsi Dio. Noi cristiani crediamo esattamente il contrario: «Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1,14). Questa realtà è una bomba atomica. Già essa da sola spazza via tutte le false immagini di Dio, che il nostro uomo vecchio produce in continuazione. Che Dio è quello che scende dalla sublimità dei cieli per nascere da una donna? Che Creatore è quello che si fa come la sua creatura, quando il peccato di quest’ultima fu proprio quello di voler diventare “come” il suo Creatore (Gen 3,1ss)? Gesù afferma che «il Padre è in me e io nel Padre». Non è un despota solitario; è comunione: sia in se stesso, sia con la creazione, sia con noi suoi figli dispersi. Preghiamo Ti loderò tra i popoli, Signore, a te canterò inni fra le nazioni: grande fino ai cieli è il tuo amore e fino alle nubi la tua fedeltà. Innàlzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. (dal Salmo 56) [da: La Parola ogni giorno – LA NOSTRA LETTERA SIETE VOI – Santità ministeriale – Pasqua 2011 – Centro Ambrosiano]