Ez 18, 1. 23-32; Sal 15 816); Os 2, 20-25; Mt 21, 18-22 «Vedendo un albero di fichi…non vi trovò altro che foglie, e gli disse: “Mai più in eterno nasca un frutto da te!”. E subito il fico seccò. Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: “Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?”».(Mt 21, 19-20) Nella predicazione profetica dell’Antico Testamento era un luogo comune paragonare il popolo infedele a un albero sterile (G. Barbaglio). Gesù condanna severamente l’incapacità di lasciare che la nostra vita dia frutto, che sia rigogliosa e feconda. C’è da riflettere seriamente sulla sterilità intesa come non permettere che la nostra esistenza prenda colore, senso, forma. Se ci bloccano le paure di non essere all’altezza, di subire il giudizio degli altri, di non saper stare nel confronto e nella complessità della storia, ci viene in aiuto la forza della fede. Lo stupore dei discepoli non sembra nascere dalla condanna verso l’infedeltà a Dio del popolo dei credenti, quanto piuttosto dalla forza con la quale Gesù può ordinare ad una pianta di rinsecchire all’istante. Nel potere simbolico di questa immagine c’è la conferma di come nulla sia impossibile a chi crede, chiede, supplica, riconosce la grandezza di Dio. Preghiera Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore. (dal Sal 130)

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