At 8, 5-8; Sal 77; Gv 5,19-30 «Il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo: il Padre infatti ama il Figlio». (Gv 5,19-20a) Il brano di Giovanni che oggi leggiamo nella liturgia pone al centro la Trinità: la vita è comunicata dal Pa dre al Figlio e dal Figlio a noi. Lo Spirito Santo è il “terzo” che fa dei due “uno”; è l’amore tra il Padre e il Figlio. E, sorprendentemente, questa pagina mentre ci svela l’identità di Dio, svela anche quella dell’uomo, di ciascuno di noi, “fatti a sua immagine e somiglianza”. Ogni volta che diamo un volto a Dio, diamo un volto anche all’uomo. Se Dio è per noi un padrone, ci sentiremo schiavi. Se Dio è un giudice severo, ci sentiremo pressati dalla legge e dalla paura della punizione, quando trasgrediamo. Ma chi è realmente, per me, Dio? Gesù è a Gerusalemme, presso la porta della Pecore, e ha appena guarito un uomo, infermo da trentotto anni, seduto vicino alla piscina di Betzatà. E questo evento ha generato una accanita discussione tra i Giudei. Le parole di Gesù, operano anche in noi, che oggi le ascoltiamo, una “guarigione”: ci chiedono di “risorgere” dalla nostra barella e di camminare, alla ricerca del volto di Dio. Siamo uomini e donne “bloccati” quando non sappiamo riconoscere la nostra identità di figli amati dal Padre, e la sciamo la nostra vita sospesa nel vuoto, come se venisse e andasse nel nulla. Gesù, il Figlio, “vede e fa” ciò che il Pa – dre gli “mostra” e “giudica” secondo ciò che “ascolta” da lui. Preghiamo Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. (dal salmo 77) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]