At 8, 9-17; Sal 67; Gv 5, 31-47   «E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi, infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita». (Gv 5,37-40) Dopo aver rivelato che il Figlio compie la volontà del Padre dando la vita ai fratelli, ora Gesù mostra chi può testimoniare a suo favore: il Padre, anzitutto, poi Giovanni il Battista e le Scritture. Gesù è colui che porta a compimento le Scritture. Chi non ha dentro di sé l’amore di Dio, non può comprendere le Scritture. Chi invece ascolta la Parola, la accoglie e la custodisce nel cuore, impara a conoscere il vero volto di Dio. Solo chi ama conosce: Gesù, che ama come è amato, ci fa conoscere un Dio che si offre a noi come Padre. Gesù smaschera le nostre resistenze ad accogliere la testimonianza delle Scritture: non può accogliere l’amore del Padre che dà la vita, chi non accetta il suo essere figlio, chi cerca altrove la propria identità, chi vuol bastare a se stesso. Gesù vive della sua relazione con il Padre, in una dipendenza che non è sudditanza, ma dipendenza nell’amore. Chi è amato sa anche amare. L’amore si mostra nel nostro vivere come fratelli. Il giudicare di Dio, come il suo agire, deriva dall’amore. Preghiamo Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, appianate la strada a colui che cavalca le nubi: Signore è il suo nome, esultate davanti a lui. Il nostro Dio è un Dio che salva. (dal salmo 67) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]

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