At 9, 17-25; Sal 65; 1Cor 15, 21-27; Gv 6,30-35 «In verità, in verità, io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». (Gv 6,32-33) Gli interlocutori di Gesù sono disposti a riconoscere i segni di Dio nella storia dei loro padri, nella storia di Israele, nel passato, ma non vedono il segno di Dio nel loro presente, nella loro vita, oggi. Non riescono a comprendere che Dio è sempre all’opera per i suoi figli, oggi come allora. La fede ci aiuta a leggere gli eventi della storia, anche della nostra storia personale, come segno dell’amore del Padre per i suoi figli. Noi possiamo accettare o rifiutare di essere figli. Questo non dipende da Dio – che ama tutti – ma dalla nostra libertà. La risposta all’amore è solo nella libertà. Non tutti gli uomini sono padri, non tutte le donne sono madri. Ma tutti siamo figli. Questa relazione, qualsiasi sia la no stra esperienza, positiva o negativa, dice il desiderio più na scosto di ogni uomo: essere accolto da qualcuno che ci ama non perché lo meritiamo, ma per quello che per lui siamo. Ciò che Dio ha operato per Israele ci aiuta a riconoscere ciò che Dio opera oggi per noi. Gesù sposta l’attenzione da Mosè al Padre, dal passato al presente, dalla manna al vero pane dal cielo. Il vero pane dal cielo è Dio stesso che scende dal cielo per dare la vita al mondo. Io-Sono è il pane dal cielo. Chi si nutre di questo pane non cadrà nelle tenebre della morte. Chi si nutre di questo pane, fin d’ora, ha la vita eterna. Preghiamo Cantate al Signore un canto nuovo, alleluia. Da tutta la terra cantate al Signore, alleluia. Cantate al Signore, benedite il suo nome. (dal salmo 95) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]

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