Tt 3, 3-7; Sal 71 (72); Gv 1, 29a. 30-34 «Ho contemplato lo Spirito discendere… e rimanere su di lui». (Gv 1,32) Nell’esperienza di fede crediamo a un annuncio che ci è stato fatto, che ci ha raggiunto probabilmente da bambini. Poi, in certi momenti della vita, questo annuncio (“Questi è il Figlio di Dio”, “Cristo è il salvatore”, “Cristo è morto e risorto per noi”) diventa esperienza, ci sembra di “toccare con mano” la verità di queste parole; per dirla col linguaggio giovanneo “vediamo” ciò che avevamo “udito”. Quando raggiungiamo questa consapevolezza allora riusciamo ad essere annunciatori più coinvolti e convinti dell’evangelo. Si crea così un circolo virtuoso: si ascolta la Parola di Dio per arrivare a “vedere” il Signore con gli occhi dell’interiorità, per poi tornare ad ascoltarlo affinché l’annuncio agli altri sia autentico e la propria vita possa farsi davvero nuova. Preghiamo In questo chiasso l’uomo nuovo che è in noi deve lottare per assicurare al cielo della sua anima quel prodigio di “un silenzio per circa mezz’ora” di cui parla l’Apocalisse (8,1): che sia un silenzio vero, colmo della Presenza, risonante della parola, teso all’ascolto, aperto alla comunione. (C. M. Martini, La dimensione contemplativa della vita )

Ti potrebbero interessare anche: