Venerdi 27 Agosto 2010 – S. Monica LETTURA Lettura del libro di Neemia 13, 23-31 In quei giorni io Neemia vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdod, di Ammon e di Moab; la metà dei loro figli parlava l’asdodèo, nessuno di loro sapeva parlare giudaico, ma solo la lingua di un popolo o dell’altro. Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare su Dio: «Non darete le vostre figlie ai loro figli e non prenderete le loro figlie per i vostri figli o per voi stessi. Salomone, re d’Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo, fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui: era amato dal suo Dio e Dio l’aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui. Dovremmo dunque ascoltare voi e fare tutto questo grande male e prevaricare contro il nostro Dio sposando donne straniere?». Uno dei figli di Ioiadà, figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di Sanballàt, il Coronita; io lo cacciai via da me. Ricòrdati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l’alleanza dei sacerdoti e dei leviti. Così li purificai da ogni elemento straniero e ristabilii gli incarichi dei sacerdoti e dei leviti, ognuno al suo compito, quelli dell’offerta della legna ai tempi stabiliti, e delle primizie. Ricòrdati di me in bene, mio Dio! SALMO Sal 118 (119) ® Tu sei giusto, Signore. Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. Con giustizia hai promulgato i tuoi insegnamenti e con grande fedeltà. ® Uno zelo ardente mi consuma, perché i miei avversari dimenticano le tue parole. Limpida e pura è la tua promessa e il tuo servo la ama. ® Io sono piccolo e disprezzato: non dimentico i tuoi precetti. La tua giustizia è giustizia eterna e la tua legge è verità. ® VANGELO Lettura del Vangelo secondo Luca 14, 1a. 7-11 Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e disse agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».