Questo il concetto messo in evidenza dal motto scelto dai 16 diaconi che verranno ordinati in Duomo dal cardinale Scola. Il rettore Di Tolve: «Per loro essere amati dal Signore è avere sperimentato questo amore e dire come l’hanno vissuto»

di Francesca LOZITO

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«Tutto possiamo sperare dalla tua misericordia». È questa la frase che hanno scelto come motto i preti che verranno ordinati dal cardinale Angelo Scola sabato 13 giugno, alle 9, in Duomo. Sono 16 questa volta, e hanno storie diverse: chi è entrato in Seminario dopo le superiori, chi dopo l’Università, chi dopo un percorso di lavoro. Il motto l’hanno scelto in tempi non «sospetti», nel maggio dello scorso anno, quando ancora non si sapeva che papa Francesco avrebbe indetto l’Anno santo della Misericordia: lo slogan è tratto dalla quinta preghiera eucaristica del rito ambrosiano.

«La vocazione di questi giovani racconta come si sentono raggiunti dal Signore – spiega il rettore del Seminario diocesano di Venegono Inferiore, don Michele Di Tolve -. Per loro essere amati dal Signore è avere sperimentato questo amore e dire come l’hanno vissuto. Per questa strada sono arrivati a diventare tutti preti. E la scelta del loro motto dice questa volontà». L’immagine, invece, è dell’artista Sieger Koder e raffigura la mano tesa di Gesù verso Pietro, che l’afferra per essere risollevato dopo la tempesta: «Il significato che i futuri sacerdoti hanno dato a questa immagine sta nel desiderio di raggiungere i fratelli e le sorelle, coloro che non conoscono Gesù».

Sono tre le dimensioni di vita che sperimentano coloro che vivono gli anni della formazione al sacerdozio. Riprende don Di Tolve: «Da un lato c’è la vita spirituale, nelle tante forme della preghiera. Dall’altra la vita comunitaria: in Seminario si vive insieme, si studia insieme. Infine c’è la vita apostolica, che prende il via dal terzo anno con la presenza il sabato e la domenica negli oratori. E poi il servizio nelle carceri e negli ospedali. Con la fine della seconda teologia avviene il primo discernimento».

Con la destinazione avvenuta all’inizio dell’anno di diaconato i 16 novelli sacerdoti rimarranno nelle comunità in cui sono stati destinati per cinque anni. Come si sono integrati con la vita di queste comunità? «È stato un anno faticoso: metà settimana di studio e metà in parrocchia – spiega don Di Tolve -, ma hanno risposto con molta generosità, contenti di spendersi per la gente».

 

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