Consumato male (per gli azzurri) il Mondiale brasiliano, ci si può consolare con le Nazionali di sport meno conosciuti e snobbati dalla tv. Sorprese assicurate...

di Alessio FACCIOLO

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Alcuni tifosi l’avranno pensato, rimettendo nel cassetto il bandierone tricolore dopo la figuraccia dell’Italia ai Mondiali di calcio in Brasile: basta, è ora di cambiare sport. Niente di più facile: sono decine le coppe del mondo di ogni sport che si sono svolte, o si svolgeranno, durante l’arco del 2014. Facciamo quindi uno spaccato su un mondo diverso, fatto di mazze, divise strane e posti esotici dove l’Italia, spesso, sarà fra i protagonisti: per dimostrare che forse un’altra divisa azzurra può scaldare i cuori quanto quella degli strapagati divi pallonari.

Sorelle d’Italia

Dopo Balotelli & Co. altri azzurri torneranno in terra brasiliana durante l’estate, e in un contesto più gradevole degli afosi stadi di Manaus: sulla sabbia dorata di Recife la selezione femminile nostrana di beach handball (pallamano da spiaggia) affronterà Brasile, Taiwan, Uruguay, Australia e Norvegia. Fortissime le verdeoro, rognose anche le scandinave, che però potrebbero patire il cambio di clima. Le azzurre comunque sono fra le Nazionali più competitive di questa disciplina, al contrario dei maschi che non hanno mai ottenuto risultati di rilievo, né hanno mai partecipato ai Mondiali, al contrario di molti Paesi arabi come Oman, Qatar, Barhein e Kuwait.

Altra Italia in “rosa” che punta a ottenere un buon piazzamento ai Mondiali in programma dal 15 al 24 agosto in Olanda (i primi in Europa) è quella di softball, variante del baseball praticata perlopiù a livello femminile. Le italiane sono, assieme ai Paesi Bassi, la squadra più forte del continente. Mai scese sotto il terzo posto ai campionati europei (9 ori, 7 argenti e un bronzo) ai Mondiali subiscono purtroppo lo strapotere delle statunitensi, delle giapponesi e delle altre nazionali asiatiche e oceaniche: nessuna formazione europea è, infatti, mai arrivata tra le prime quattro posizioni.

Baschi e Irochesi

Lanciare la palla contro un muro è fondamentalmente la base della pelota basca, sport che vede le sue radici nell’Euskal Herria, le zone di Francia e Spagna popolate dai baschi, e diffusosi soprattutto negli Usa e in America Latina in seguito all’emigrazione dall’Europa. Giocato in diverse varianti (con differenti tipi di racchette o a mani nude) anche l’Italia ha una sua Nazionale, che disputerà i Mondiali in programma dall’11 al 21 agosto a Zinacantepec (Messico): forti i padroni di casa e gli argentini, ma le squadre da battere rimangono sempre Spagna e Francia.

Per vedere all’opera una squadra italiana sul continente americano basterà però aspettare fino al 10 luglio quando in Colorado cominceranno i Mondiali di lacrosse, disciplina made in Usa, dove l’Italia parteciperà rinforzata da oriundi statunitensi. Qui relegato a sport di nicchia, in Nordamerica il lacrosse (che consiste nel fare gol con una racchetta munita di un “sacchetto”) vanta una tradizione antica, essendo una disciplina di origine nativo-americana, tanto che i nativi hanno una selezione tutta loro, la Nazionale irochese. Oltre agli Irochesi, nel gruppo dei big assieme a Usa, Canada, Giappone, Inghilterra e Australia, al mondiale si vedranno altre 32 squadre tra cui l’esordiente Uganda, prima nazionale africana a prendere parte alla competizione. Quello dell’Uganda è un sogno che si realizza: introdotto grazie al progetto dell’associazione Fields of growth, il lacrosse ha avuto un impatto sociale molto positivo, contribuendo all’educazione e allo sviluppo, non solo sportivo, di molti giovani.

L’Africa sul ghiaccio

Sempre dal Continente Nero arriva un’altra favola sportiva: la Somalia infatti è stata la prima nazionale africana a prendere parte ai Mondiali di bandy, svoltisi lo scorso gennaio in Russia e vinti dalla selezione di Mosca. Una bizzarria climatica, si potrebbe pensare, visto che l’assolato Paese africano non sembra il luogo più adatto a questo sport, che si gioca sul ghiaccio (è simile all’hockey, ma al posto del disco si utilizza una palla) e, infatti, è diffuso in Scandinavia e nell’ex Urss. La Nazionale somala non è un capriccio di qualche eccentrico sportivo, ma il risultato di un progetto d’integrazione per i rifugiati da Mogadiscio della città di Borlange (Svezia). Solo un giocatore nella rosa somala (in parte reclutata da una squadra di calcio e incapace di pattinare fino a sei mesi fa) non proviene da Borlange: è la stella Anwar Ared, giocatore di hockey canadese prestatosi con discreto successo al bandy. È stato lui a segnare gli unici due gol della squadra contro Germania e Mongolia. Match persi con punteggi tennistici: i risultati degli africani sono stati piuttosto modesti, con quattro sconfitte e 59 gol subiti. Ma il risultato finale conta poco: «Questa è la nostra vittoria, giocare coi nostri colori, sentire il nostro inno nazionale – spiega Ahmed Hussain, che fino a un anno fa non si era mai infilato un paio di pattini -. Abbiamo fatto vedere al mondo che qualunque cosa è possibile».

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