Avvenne il 25 dicembre 1914 fra i soldati inglesi e tedeschi nella trincea della prima guerra mondiale
di Leo GABBI
Adesso sembra essere diventato un simbolo di divisione, uno sport in ostaggio dei violenti, o un business preda soltanto di famelici sponsor. Ma lo spirito del calcio in passato era ben altro. Ben lo dimostra l’episodio che è stato rispolverato dopo un secolo e che risale ai tempi del primo Natale passato nelle trincee di quell’orrendo mattatoio della Prima Guerra Mondiale. Allora, in un tratto di trincea non ben definito del fronte occidentale, tra soldati britannici e quelli tedeschi accadde qualcosa di impensabile e di straordinario: spontaneamente, per una volontà che arrivava dal basso, dai soldati quindi e poi fu fatta propria anche da alcuni ufficiali, alla vigilia del Natale 1914, il primo del conflitto che non vedeva ancora in campo i soldati italiani, le due parti decisero almeno per qualche ora di deporre le armi. Non solo: si trovarono in mezzo a quel campo innevato che fino a qualche ora prima era stato devastato dalla battaglie e si strinsero la mano, scambiandosi liquori e cioccolata, fino a organizzare una partita di quello sport che più di tutti li faceva sentire uniti: il calcio.
La storia di quella partitella improvvisata, come ha ricordato nei giorni scorsi la Gazzetta dello Sport, non tardò a venire agli onori delle cronache: pochi giorni dopo, il 31 dicembre 1914, il Manchester Guardian titolò: «Tregua di Natale al fronte – I nemici giocano a calcio – I tedeschi ricevono un amichevole taglio di capelli». E cronisti improvvisati narrarono di quel miracolo in cui nella terra di nessuno, inglesi e tedeschi cessarono di ammazzarsi per rincorrere un pallone. C’è persino il risultato di quella gara: 3-2 per i tedeschi. Per anni, in molti dubitarono che i fatti si fossero davvero svolti così dato che tutte le fonti erano indirette, ma poi molti reduci confermarono e meno di un mese fa, l’11 dicembre, nella cittadina belga di Ploegsteert, il presidente dell’Uefa Michel Platini ha inaugurato un monumento a ricordo del giorno in cui il calciò unì i giovani di due nazioni nemiche.
Appena si sparse la notizia, i due Paesi in guerra presero malissimo l’iniziativa: venne vietato di parlare anche solo a voce di quella pagina così bella e più gloriosa di tante battaglie e pare addirittura che il generale Horace Smith Dorrien, comandante del secondo corpo d’armata della Bef, la forza di spedizione britannica in Francia, arrivò a minacciare la corte marziale per chi si fosse reso colpevole di fraternizzazione. Eppure il calcio, per un giorno, il giorno della nascita di nostro Signore, aveva aiutato a fare il miracolo, segno che nell’animo umano non alberga solo odio e diffidenza e che quando sono liberi di scegliere senza condizionamenti, le persone sanno sempre cogliere negli altri aspetti positivi, magari anche solo rincorrendo e dando calci a un vecchio pallone fatto di stracci.