Durante la Junior Tim Cup, promossa dal Csi, ogni settimana un calciatore dei club professionistici trascorrerà un pomeriggio con i ragazzi
di Leo GABBI
Due eventi diversi tra loro ma con una matrice in comune: mentre in questi giorni l’urna di Don Bosco sta girando l’Italia accolta ovunque da migliaia di giovani in festa, il calcio prova a ripartire dagli oratori, la cellula viva su cui il fondatore dei Salesiani costruì il suo modo di fare Chiesa. Può sembrare un tentativo estremo, quasi fuori tempo massimo visti gli scandali e le violenze che ormai quotidianamente accompagnano il nostro calcio, ma almeno i massimi dirigenti della Lega hanno capito che se non tornano ai valori delle origini, questo sport, che era il più bello del mondo è destinato a bruciarsi in pochi anni.
Così la Junior Tim Cup, competizione che coinvolge quasi cento oratori in tutta Italia e giovani sotto i 14 anni che avranno il privilegio di esibirsi in stadi di Serie A prima delle partite del massimo campionato, diventa più di un torneo: è un messaggio di speranza affidato a chi vede ancora in questo sport un sano divertimento, non ancora colluso con interessi economici, legami con sponsor o tv, alchimie tattiche assortite. Ed è bello che vessillifero di questa iniziativa sia il Csi, il Centro sportivo italiano che quest’anno compie 70 anni, che ha visto crescere nei suoi tornei campioni del calibro di Gianni Rivera e Giacinto Facchetti, e ancor oggi rappresenta il volto nobile dello sport, la sua carica educativa, con lealtà e altruismo come valori forti accanto alla naturale spensieratezza che dovrebbe sempre accompagnare questo gioco, specie se praticato nei primi anni di vita, e che oggi viene invece messo a rischio persino dalle tossine polemiche di certi genitori.
Quest’anno la Junior Tim Cup si arricchisce di un’ulteriore iniziativa: ogni settimana un calciatore dei club di Serie A, sceglierà un oratorio e trascorrerà un pomeriggio con i ragazzi, giocando una partita con loro e cercando di trasmettere quei valori che oggi sembrano dimenticati, sepolti sotto una cappa di cattivi esempi che disorientano i ragazzi, spesso portati a credere, nel calcio come nella vita, che certe scorciatoie paghino più dei sacrifici e del duro lavoro. Può essere un nuovo inizio, non sprechiamolo.