Addio alla Pisanu: tutti contenti?

di Antonio RITA
Redazione

A un mese dalle prime dichiarazioni bi-partisan, l’Italia dice ufficialmente addio al controllo sugli accessi alla grande Rete, ma quello che sembrava uno schieramento compatto e trasversale, già comincia a mostrare i primi segni di cedimento e sull’abolizione dell’articolo incriminato del decreto Pisanu iniziano a emergere opinioni differenti.
L’approvazione del nuovo pacchetto sicurezza, messo a punto dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e composto da un decreto legge e da un disegno di legge, che la settimana scorsa ha avuto l’ok dal Consiglio dei ministri, ha avviato l’iter per mandare definitivamente in soffitta l’articolo 7 della Legge 155 del 31 luglio 2005. Wi-Fi finalmente libero? Connettersi senza fili da luoghi pubblici sarà più semplice, ma chi si aspettava la cancellazione di ogni restrizione per l’accesso ad internet ne è rimasto deluso: il disegno di legge, infatti, prevede l’individuazione di obblighi a tutela della sicurezza pubblica, che saranno definiti congiuntamente, entro la fine dell’anno, dai ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Innovazione e dell’Interno. «Da qui a dicembre – ha detto Maroni – valuteremo quali siano gli adeguati standard di sicurezza e dal 1 gennaio i cittadini saranno liberi di collegarsi ai sistemi Wi-Fi senza le restrizioni introdotte cinque anni fa e che oggi sono superate dall’evoluzione tecnologica».
Il passo va certamente nella direzione chiesta da molti, agli inizi del mese scorso una richiesta di abrogazione della norma firmata da Paolo Gentiloni (Partito Democratico), Linda Lanzillotta (Alleanza Per l’Italia) e Luca Barbareschi (Futuro e Libertà per l’Italia) aveva raccolto un consenso vasto tra gli scranni parlamentari e la società civile, ma si tratta solo dell’inizio dell’iter parlamentare: il disegno di legge dovrà passare dall’approvazione del Parlamento e l’incognita principale è ora legata ai nuovi obblighi che sostituiranno quelli del Pisanu.
E già sulla liberalizzazione del Wi-Fi iniziano a nascere i primi dubbi. Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, ha sottolineato che «bisogna rendersi conto che dietro queste reti Wi-Fi e internet point ci si può nascondere benissimo nella massa degli utenti non più identificabili e si possono trovare anche terroristi, pedofili e mafiosi». Ma secondo il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri di Genola, con la liberalizzazione del wi-fi nessun rischio per la sicurezza, «penso che la prima cosa da fare – ha spiegato a margine dell’assemblea dell’Anci – sia guardare cosa fa il mondo sviluppato: siccome nel mondo sviluppato effettivamente non ci sono queste limitazioni all’utilizzo del Wi-Fi, penso che ci siano altri sistemi per tracciare le situazioni critiche». A un mese dalle prime dichiarazioni bi-partisan, l’Italia dice ufficialmente addio al controllo sugli accessi alla grande Rete, ma quello che sembrava uno schieramento compatto e trasversale, già comincia a mostrare i primi segni di cedimento e sull’abolizione dell’articolo incriminato del decreto Pisanu iniziano a emergere opinioni differenti.L’approvazione del nuovo pacchetto sicurezza, messo a punto dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e composto da un decreto legge e da un disegno di legge, che la settimana scorsa ha avuto l’ok dal Consiglio dei ministri, ha avviato l’iter per mandare definitivamente in soffitta l’articolo 7 della Legge 155 del 31 luglio 2005. Wi-Fi finalmente libero? Connettersi senza fili da luoghi pubblici sarà più semplice, ma chi si aspettava la cancellazione di ogni restrizione per l’accesso ad internet ne è rimasto deluso: il disegno di legge, infatti, prevede l’individuazione di obblighi a tutela della sicurezza pubblica, che saranno definiti congiuntamente, entro la fine dell’anno, dai ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Innovazione e dell’Interno. «Da qui a dicembre – ha detto Maroni – valuteremo quali siano gli adeguati standard di sicurezza e dal 1 gennaio i cittadini saranno liberi di collegarsi ai sistemi Wi-Fi senza le restrizioni introdotte cinque anni fa e che oggi sono superate dall’evoluzione tecnologica».Il passo va certamente nella direzione chiesta da molti, agli inizi del mese scorso una richiesta di abrogazione della norma firmata da Paolo Gentiloni (Partito Democratico), Linda Lanzillotta (Alleanza Per l’Italia) e Luca Barbareschi (Futuro e Libertà per l’Italia) aveva raccolto un consenso vasto tra gli scranni parlamentari e la società civile, ma si tratta solo dell’inizio dell’iter parlamentare: il disegno di legge dovrà passare dall’approvazione del Parlamento e l’incognita principale è ora legata ai nuovi obblighi che sostituiranno quelli del Pisanu.E già sulla liberalizzazione del Wi-Fi iniziano a nascere i primi dubbi. Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, ha sottolineato che «bisogna rendersi conto che dietro queste reti Wi-Fi e internet point ci si può nascondere benissimo nella massa degli utenti non più identificabili e si possono trovare anche terroristi, pedofili e mafiosi». Ma secondo il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri di Genola, con la liberalizzazione del wi-fi nessun rischio per la sicurezza, «penso che la prima cosa da fare – ha spiegato a margine dell’assemblea dell’Anci – sia guardare cosa fa il mondo sviluppato: siccome nel mondo sviluppato effettivamente non ci sono queste limitazioni all’utilizzo del Wi-Fi, penso che ci siano altri sistemi per tracciare le situazioni critiche».

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