Al convegno alla vigilia della Giornata della Solidarietà il bilancio di due anni di attività de Fondo Famiglia-Lavoro.Il cardinale Tettamanzi ha proposto una nuova forma di compartecipazione al superamento delle difficoltà di molti

di Francesca LOZITO

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Prendono la parola tra gli ultimi Alessia e Walter. Hanno il modo di fare tipico di chi non vuole disturbare, eppure loro sono i veri protagonisti di questa mattinata. Perché sono una coppia che sta cercando di uscire dal buio della crisi del lavoro, anche grazie al contributo economico che ricevono attraverso il Fondo famiglia lavoro. Non solo: per loro questo aiuto ha significato anche trovare il coraggio di uscire dal silenzio e la solitudine del proprio difficle periodo, di aprirsi senza paura ad un possibile aiuto della comunità cristiana. Alessia è infermiera part time “una scelta spiega – fatta per stare vicino ai nostri figli –, Walter operaio specializzato, ed è proprio sul suo lavoro che si abbatte la scure più pesante: “In queste situazioni – affermano – ci si accorge che il lavoro non è qualcosa di dovuto, ma un dono”.
Ed ora, nella difficoltà che continua a segnare le loro giornate dicono che continuano a sorridere “lo facciamo per i nostri figli”.
Questa testimonianza ha dato dunque anima e corpo ai numeri di due anni di Fondo famiglia lavoro, presentati da Aldo Bonomi, sociologo e presidente della Fondazione Aster: 11 milioni e mezzo di euro, 6600 persone che vi hanno fatto domanda, 4700 che hanno avuto risposta. Il numero di richieste più alte da Rho, Monza, Varese e Melegnano con più di 1000 domande, segno che le difficoltà economiche più grandi si sono verificate, spiega Bonomi “laddove esiste il capitalismo molecolare fatto di piccole e medie imprese”.
E, come Alessia e Walter, sono prevalentemente famiglie a chiedere aiuto al Fondo, il 64%, famiglie regolari, coppie con figli, sia tra gli italiani che tra gli stranieri, che sono il 56, 3% dei richiedenti. Stranieri anche questi regolari, che magari sono qui da anni, hanno un lavoro a tempo indeterminato e da un giorno, hanno fatto una progettualità, ma lo perdono e quindi devono rimettersi in gioco ancora una volta.
Perché la crisi è “la notte” e come nel libro di Isaia è alla sentinella che si domanda quanto tempo rimane prima che arrivi il giorno. Per Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, è questa la chiave per leggere il presente: “Le sentinelle di oggi non sanno dare una risposta sul come uscire dalla crisi, ma di certo, sono quei volontari che stanno sul territorio e fanno un lavoro ‘profetico’ nell’intuire tutte quelle difficoltà che sono intorno a noi”. E per favorirne il lavoro occorrerebbe “liberare delle risorse, anche attraverso la riduzione della spesa pubblica”.
Passato, presente e futuro si sono mescolati in questo convegno della vigilia della Giornata della Solidarietà, come ricordato da monsignor Eros Monti, vicario episcopale per il settore della Vita sociale della diocesi di Milano. Ed un presente, fatto di un confronto di ampio respiro europeo tra Milano e Barcellona, la Lombardia e la Catalogna, due regioni che si somigliano sotto molti aspetti.
Il cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona, racconta come, nell’ultimo piano pastorale della sua diocesi siano state inserite le due priorità dell’aiuto alle persone in crisi e l’attenzione pastorale ai migranti: “e le due cose – spiega – sono legate tra loro, anche solo perché negli ultimi anni Barcellona è cresciuta di un milione di abitanti”.
Nuovi abitanti, dunque, che nella vecchia Europa delle migrazioni ridefiniscono il concetto di cittadinanza, come sottolinea il cardinale Tettamanzi che lancia, in chiusura di convegno il concetto di “concittadinanza nuova”, ovvero di compartecipazione al superamento delle difficoltà. Solo così si potrà essere davvero solidali.

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