Il segretario del Consiglio pastorale diocesano, Alberto Fedeli, traccia un bilancio ragionato dell'attività di questi ultimi cinque anni: «I consiglieri escono senz'altro arricchiti da questa esperienza, nel complesso positiva seppur con qualche fatica, così come ne esce arricchita tutta la Chiesa ambrosiana. Questo mandato è stato contraddistinto da un lavoro concreto, sempre attento alla vita reale delle nostre comunità»
di Alberto FEDELI Segretario del Consiglio pastorale diocesano
Redazione
Il bilancio di questi cinque anni del Consiglio pastorale diocesano è nel complesso positivo, anche se non sono mancate fatiche. Il consigliare nella Chiesa infatti non si improvvisa, implica disciplina, metodo, per consentire e facilitare l’ascolto, il confronto e quindi la decisione finale. I consiglieri uscenti escono senz’altro arricchiti da questa esperienza così come esce arricchita tutta la chiesa diocesana dal contributo di questi consiglieri. Questo mandato è stato contraddistinto da un lavoro non astrattamente teorico ma concreto, sempre attento alla vita reale delle nostre comunità cristiane, alle loro difficoltà ma anche alle tante esperienze positive presenti. È stato il mandato dei «cantieri aperti», che ha richiesto una particolare attenzione proprio alle implicazioni pastorali delle scelte diocesane. Il Consiglio ha saputo accompagnare queste scelte – penso in particolare alle sessioni sui temi dell’Assemblea sinodale del clero, sulla pastorale giovanile, sulle comunità pastorali, sulla pastorale vocazionale, sull’iniziazione cristiana – e anche ad anticiparle. L’Arcivescovo ha infatti inteso in modo forte il ruolo del Consiglio, non come cassa di risonanza di scelte già compiute ma come reale luogo di esercizio della corresponsabilità nel consigliare le linee di pastorale diocesana (vedi le sessioni sul percorso pastorale 2006-2008 e su «Famiglia soggetto di evangelizzazione»), e sinanco il contributo da apportare come chiesa diocesana alla chiesa italiana e universale (penso alle sessioni in preparazione del Convegno Ecclesiale di Verona e del Sinodo dei vescovi sulla parola di Dio). Il Consiglio è stato chiamato a lavorare anche su grandi temi in cui si gioca l’impegno delle nostre comunità, quali la scuola, la cultura della carità, l’impegno missionario, la formazione degli operatori pastorali, la comunicazione.
Non è mancata sessione in cui il Consiglio non abbia riflettuto sulla questione di fondo posta dal magistero del nostro Arcivescovo, ossia la conversione pastorale delle nostre comunità in chiave missionaria, per una Chiesa comunione missionaria, capace valorizzare tutti i ministeri e i carismi nella corresponsabilità pastorale per l’unica missione evangelizzatrice. Generale è sempre stata la consapevolezza delle sfide e delle urgenze del tempo presente che non ammettono più una pastorale di conservazione ma l’apertura a nuove modalità pastorali, certamente da costruire insieme, con flessibilità e gradualità e con la necessaria prudenza. Continua è stata la sottolineatura dell’imprescindibile ruolo dei laici, non in chiave di supplenza del ministero presbiterale ma di contributo peculiare all’edificazione della chiesa locale a partire dalla loro specifica vocazione di testimonianza cristiana nel mondo. Da qui sono derivate le continue richieste di formazione di base e specifica per il laici e di valorizzazione delle esperienze di laicato organizzato (Azione cattolica e altre associazioni e movimenti ecclesiali). Ma soprattutto – e questo è un aspetto realmente sempre sottolineato in ogni sessione – il Consiglio ha sempre insistito sul riconoscimento e la valorizzazione del ruolo della famiglia, quale soggetto protagonista dell’evangelizzazione. Una conversione missionaria delle nostre comunità in chiave familiare potremmo dire: comunità cristiane che sanno rispettare, nelle proposte comunitarie e formative, i ritmi e i tempi delle famiglie, che puntano sulla dimensione domestica e familiare della vita di fede, privilegiando i gruppi di spiritualità familiare, i Centri di ascolto della Parola nelle famiglie, il ruolo della coppia nei percorsi di preparazione del matrimonio e nelle èquipe battesimali, il coinvolgimento dei genitori negli itinerari di iniziazione cristiana nonché sostenendo le reti di solidarietà familiare, da promuovere anche nella forma delle associazioni familiari.
Un nota negativa va riscontrata in questo mandato: la partecipazione non sempre completa di tutti i consiglieri nominati. Credo che ciò sia dipeso in buona parte dalle modalità di scelta dei consiglieri: scelte fatte all’ultimo momento giusto per indicare qualche nominativo, senza discernimento, preparazione e condivisione nel Consiglio decanale, non motivano chi è stato scelto a partecipare, così come non aiuta in questo la mancanza spesso di un collegamento tra i lavori del Consiglio e quelli dei Consigli decanali. L’auspicio è che questa volta si operi diversamente. Le premesse per far bene ci sono: in particolare, la formazione di base dei laici di quest’anno credo abbia creato le condizioni per individuare con buon anticipo disponibilità laicali non improvvisate per questo importantissimo servizio alla nostra Chiesa diocesana che è il consigliare il Vescovo nel Consiglio pastorale diocesano. Il bilancio di questi cinque anni del Consiglio pastorale diocesano è nel complesso positivo, anche se non sono mancate fatiche. Il consigliare nella Chiesa infatti non si improvvisa, implica disciplina, metodo, per consentire e facilitare l’ascolto, il confronto e quindi la decisione finale. I consiglieri uscenti escono senz’altro arricchiti da questa esperienza così come esce arricchita tutta la chiesa diocesana dal contributo di questi consiglieri. Questo mandato è stato contraddistinto da un lavoro non astrattamente teorico ma concreto, sempre attento alla vita reale delle nostre comunità cristiane, alle loro difficoltà ma anche alle tante esperienze positive presenti. È stato il mandato dei «cantieri aperti», che ha richiesto una particolare attenzione proprio alle implicazioni pastorali delle scelte diocesane. Il Consiglio ha saputo accompagnare queste scelte – penso in particolare alle sessioni sui temi dell’Assemblea sinodale del clero, sulla pastorale giovanile, sulle comunità pastorali, sulla pastorale vocazionale, sull’iniziazione cristiana – e anche ad anticiparle. L’Arcivescovo ha infatti inteso in modo forte il ruolo del Consiglio, non come cassa di risonanza di scelte già compiute ma come reale luogo di esercizio della corresponsabilità nel consigliare le linee di pastorale diocesana (vedi le sessioni sul percorso pastorale 2006-2008 e su «Famiglia soggetto di evangelizzazione»), e sinanco il contributo da apportare come chiesa diocesana alla chiesa italiana e universale (penso alle sessioni in preparazione del Convegno Ecclesiale di Verona e del Sinodo dei vescovi sulla parola di Dio). Il Consiglio è stato chiamato a lavorare anche su grandi temi in cui si gioca l’impegno delle nostre comunità, quali la scuola, la cultura della carità, l’impegno missionario, la formazione degli operatori pastorali, la comunicazione.Non è mancata sessione in cui il Consiglio non abbia riflettuto sulla questione di fondo posta dal magistero del nostro Arcivescovo, ossia la conversione pastorale delle nostre comunità in chiave missionaria, per una Chiesa comunione missionaria, capace valorizzare tutti i ministeri e i carismi nella corresponsabilità pastorale per l’unica missione evangelizzatrice. Generale è sempre stata la consapevolezza delle sfide e delle urgenze del tempo presente che non ammettono più una pastorale di conservazione ma l’apertura a nuove modalità pastorali, certamente da costruire insieme, con flessibilità e gradualità e con la necessaria prudenza. Continua è stata la sottolineatura dell’imprescindibile ruolo dei laici, non in chiave di supplenza del ministero presbiterale ma di contributo peculiare all’edificazione della chiesa locale a partire dalla loro specifica vocazione di testimonianza cristiana nel mondo. Da qui sono derivate le continue richieste di formazione di base e specifica per il laici e di valorizzazione delle esperienze di laicato organizzato (Azione cattolica e altre associazioni e movimenti ecclesiali). Ma soprattutto – e questo è un aspetto realmente sempre sottolineato in ogni sessione – il Consiglio ha sempre insistito sul riconoscimento e la valorizzazione del ruolo della famiglia, quale soggetto protagonista dell’evangelizzazione. Una conversione missionaria delle nostre comunità in chiave familiare potremmo dire: comunità cristiane che sanno rispettare, nelle proposte comunitarie e formative, i ritmi e i tempi delle famiglie, che puntano sulla dimensione domestica e familiare della vita di fede, privilegiando i gruppi di spiritualità familiare, i Centri di ascolto della Parola nelle famiglie, il ruolo della coppia nei percorsi di preparazione del matrimonio e nelle èquipe battesimali, il coinvolgimento dei genitori negli itinerari di iniziazione cristiana nonché sostenendo le reti di solidarietà familiare, da promuovere anche nella forma delle associazioni familiari.Un nota negativa va riscontrata in questo mandato: la partecipazione non sempre completa di tutti i consiglieri nominati. Credo che ciò sia dipeso in buona parte dalle modalità di scelta dei consiglieri: scelte fatte all’ultimo momento giusto per indicare qualche nominativo, senza discernimento, preparazione e condivisione nel Consiglio decanale, non motivano chi è stato scelto a partecipare, così come non aiuta in questo la mancanza spesso di un collegamento tra i lavori del Consiglio e quelli dei Consigli decanali. L’auspicio è che questa volta si operi diversamente. Le premesse per far bene ci sono: in particolare, la formazione di base dei laici di quest’anno credo abbia creato le condizioni per individuare con buon anticipo disponibilità laicali non improvvisate per questo importantissimo servizio alla nostra Chiesa diocesana che è il consigliare il Vescovo nel Consiglio pastorale diocesano. Il mandato si concluderà il 5 giugno – In questi giorni i Consigli pastorali decanali sono chiamati a nominare i propri rappresentanti nel Consiglio pastorale diocesano. Quello in carica concluderà il mandato a Rho il 5 giugno in una sessione congiunta con il Consiglio presbiterale. – Compiti e finalità – I temi trattati