Spesso corriamo il rischio di mantenerci distanti dalle persone con disagio psichico pensando che il campo della salute mentale sia appannaggio degli operatori specializzati. E invece è tutta la comunità cristiana e civile che è chiamata a farsi prossimo
di Paola SONCINI Responsabile Area salute mentale Caritas ambrosiana
Redazione
Accogliamo e facciamo nostre, come Caritas ambrosiana impegnata nel campo della salute mentale, le parole del cardinal Tettamanzi che bene illustrano la situazione di disagio che soffrono le persone con problemi psichici. Quante volte i media ce le presentano e rappresentano come pericolose, da temere e quindi da mettere al margine. Ecco allora che a noi è chiesto di contrastare questa forza centrifuga, mancanza di ospitalità, incapacità di vedere nell’altro una persona con la nostra stessa dignità, con uguali desideri e paure.
Forse anche il malato psichico non è poi così diverso da noi. La sua malattia infatti estremizza ciò che ciascuno comunque si porta dentro, ma che forse preferisce ignorare. L’altro ci fa da specchio e ci infastidisce il veder riflessa la nostra parte emotiva più immatura, le nostre paure, il senso di fragilità e la precarietà che connotano ogni vita umana. Non sappiamo infatti se domani la nostra salute mentale sarà meglio o peggio di oggi. Ecco allora che chi sta male ci ricorda che potremmo anche noi essere più simili a lui e questo ci spaventa troppo per avere il coraggio di stargli vicino.
Come Area salute mentale incontriamo molte comunità alle quali offriamo momenti di informazione e di formazione sui temi della salute mentale. Spesso ci imbattiamo in un rischio assai sottile, quello di giustificare la propria assenza, il mantenersi distanti dalle persone con disagio psichico affermando che il campo della salute mentale è appannaggio di soli tecnici, professionisti e operatori specializzati. E invece è tutta la comunità cristiana e civile che è chiamata a farsi prossimo, ad aprire il proprio cuore a coloro che vivono un disagio mentale e ai loro familiari.
Creare spazi di incontro e di scambio, stare con queste persone, trascorrere tempo con loro è infatti un’azione efficace e necessaria tanto quanto lo sono gli interventi medici e farmacologici che i servizi preposti alla cura sono chiamati a fare. Accogliamo e facciamo nostre, come Caritas ambrosiana impegnata nel campo della salute mentale, le parole del cardinal Tettamanzi che bene illustrano la situazione di disagio che soffrono le persone con problemi psichici. Quante volte i media ce le presentano e rappresentano come pericolose, da temere e quindi da mettere al margine. Ecco allora che a noi è chiesto di contrastare questa forza centrifuga, mancanza di ospitalità, incapacità di vedere nell’altro una persona con la nostra stessa dignità, con uguali desideri e paure.Forse anche il malato psichico non è poi così diverso da noi. La sua malattia infatti estremizza ciò che ciascuno comunque si porta dentro, ma che forse preferisce ignorare. L’altro ci fa da specchio e ci infastidisce il veder riflessa la nostra parte emotiva più immatura, le nostre paure, il senso di fragilità e la precarietà che connotano ogni vita umana. Non sappiamo infatti se domani la nostra salute mentale sarà meglio o peggio di oggi. Ecco allora che chi sta male ci ricorda che potremmo anche noi essere più simili a lui e questo ci spaventa troppo per avere il coraggio di stargli vicino.Come Area salute mentale incontriamo molte comunità alle quali offriamo momenti di informazione e di formazione sui temi della salute mentale. Spesso ci imbattiamo in un rischio assai sottile, quello di giustificare la propria assenza, il mantenersi distanti dalle persone con disagio psichico affermando che il campo della salute mentale è appannaggio di soli tecnici, professionisti e operatori specializzati. E invece è tutta la comunità cristiana e civile che è chiamata a farsi prossimo, ad aprire il proprio cuore a coloro che vivono un disagio mentale e ai loro familiari.Creare spazi di incontro e di scambio, stare con queste persone, trascorrere tempo con loro è infatti un’azione efficace e necessaria tanto quanto lo sono gli interventi medici e farmacologici che i servizi preposti alla cura sono chiamati a fare.