Nel corso dell'anno i ventenni che si sono presentati allo Sportello hanno superato gli over 30. «Ma resta il problema del ricambio generazionale nelle parrocchie», commenta il direttore don Roberto Davanzo


Redazione

Fare del volontariato in Caritas Ambrosiana piace anche ai giovani. Quest’anno lo Sportello del Volontariato istituito dall’organismo diocesano ha ricevuto 350 richieste da persone tra i 30 e i 67 anni e quasi altrettante, 345, da ragazzi tra i 18 e i 30. Non solo. A questi ultimi, infatti, bisogna aggiungere i 98 volontari (tra i 18 e i 30 anni) che hanno scelto di trascorrere parte delle loro vacanze in uno degli 11 Cantieri della Solidarietà, aperti da Caritas, in America Latina, Medio Oriente, Europa dell’Est, Asia, e ultimamente anche in Italia per aiutare persone in difficoltà. Più i 14 giovani tra i 19 e i 23 anni che hanno scelto di partecipare al servizio civile all’estero.
A conti fatti, dunque, gli under 30 rappresentano la quota maggiore delle persone che nel corso dell’anno hanno bussato alle porte di Caritas per esprimere il proprio desiderio di dedicarsi agli altri. «Ovviamente questo non significa che non abbiamo anche noi, come tutti gli enti non profit che si avvalgono dei volontari, un problema di ricambio generazionale – sottolinea il direttore, don Roberto Davanzo – I 2.500 volontari impegnati nelle parrocchie e più precisamente nei 300 centri di ascolto diffusi in tutto il territorio della diocesi, sono per lo più adulti con i capelli bianchi, in genere pensionati, con disponibilità di tempo, capacità intellettuali e forti motivazioni: una risorsa, tra l’altro, preziosissima, che noi cerchiamo di valorizzare. Detto questo, tuttavia, non è nemmeno vero che i ragazzi sono disinteressati al volontariato: vi sono attività che fortunatamente continuano a trovare il loro favore».
Dall’analisi degli operatori dello sportello emerge anche un profilo più preciso del volontario under 30 di Caritas. È spesso uno studente, non necessariamente viene da un percorso pastorale – detto in altri termini, non sempre frequenta assiduamente l’oratorio -, ma si trova in sintonia con i valori cristiani all’origine dell’operato di Caritas. Ha inoltre un interesse specifico per il singolo progetto, per il quale è disposto a informarsi e approfondire. Unico limite che fanno osservare gli operatori: è poco disponibile a impegnarsi nel lungo periodo.
Giovani, per esempio, come Elisabetta, 30 anni. Sei anni fa decise di passare un’estate in Serbia, in uno dei Cantieri della Solidarietà della Caritas. Si occupava dei ragazzini ancora traumatizzati dalla guerra, degli anziani rimasti soli nei villaggi. Un’esperienza breve, ma intensa, che la spinse l’anno dopo a partire come volontaria per il servizio civile in Romania. Tornata a casa in Brianza ha portato in parrocchia l’esperienza che aveva maturato all’estero. Ora insegna in una scuola elementare e con un gruppo di ragazzi come lei, che si chiama Animondo, promuove incontri di sensibilizzazione sui temi della solidarietà internazionale.
Con la parrocchia, invece, non aveva mai avuto nulla a che fare Monica, 27 anni. Ma della Caritas aveva sentito parlare durante lo stage come educatrice, che stava facendo in un centro per adolescenti usciti dal Beccaria, il carcere minorile di Milano. Così, quando le dissero che c’era la possibilità di passare un anno in Kenya per occuparsi anche in quel caso di ragazzi finiti dentro, non ci pensò due volte e scelse di aderire alla proposta del servizio civile all’estero. Ora studia antropologia all’Università e cerca un lavoro. Fare del volontariato in Caritas Ambrosiana piace anche ai giovani. Quest’anno lo Sportello del Volontariato istituito dall’organismo diocesano ha ricevuto 350 richieste da persone tra i 30 e i 67 anni e quasi altrettante, 345, da ragazzi tra i 18 e i 30. Non solo. A questi ultimi, infatti, bisogna aggiungere i 98 volontari (tra i 18 e i 30 anni) che hanno scelto di trascorrere parte delle loro vacanze in uno degli 11 Cantieri della Solidarietà, aperti da Caritas, in America Latina, Medio Oriente, Europa dell’Est, Asia, e ultimamente anche in Italia per aiutare persone in difficoltà. Più i 14 giovani tra i 19 e i 23 anni che hanno scelto di partecipare al servizio civile all’estero.A conti fatti, dunque, gli under 30 rappresentano la quota maggiore delle persone che nel corso dell’anno hanno bussato alle porte di Caritas per esprimere il proprio desiderio di dedicarsi agli altri. «Ovviamente questo non significa che non abbiamo anche noi, come tutti gli enti non profit che si avvalgono dei volontari, un problema di ricambio generazionale – sottolinea il direttore, don Roberto Davanzo – I 2.500 volontari impegnati nelle parrocchie e più precisamente nei 300 centri di ascolto diffusi in tutto il territorio della diocesi, sono per lo più adulti con i capelli bianchi, in genere pensionati, con disponibilità di tempo, capacità intellettuali e forti motivazioni: una risorsa, tra l’altro, preziosissima, che noi cerchiamo di valorizzare. Detto questo, tuttavia, non è nemmeno vero che i ragazzi sono disinteressati al volontariato: vi sono attività che fortunatamente continuano a trovare il loro favore».Dall’analisi degli operatori dello sportello emerge anche un profilo più preciso del volontario under 30 di Caritas. È spesso uno studente, non necessariamente viene da un percorso pastorale – detto in altri termini, non sempre frequenta assiduamente l’oratorio -, ma si trova in sintonia con i valori cristiani all’origine dell’operato di Caritas. Ha inoltre un interesse specifico per il singolo progetto, per il quale è disposto a informarsi e approfondire. Unico limite che fanno osservare gli operatori: è poco disponibile a impegnarsi nel lungo periodo.Giovani, per esempio, come Elisabetta, 30 anni. Sei anni fa decise di passare un’estate in Serbia, in uno dei Cantieri della Solidarietà della Caritas. Si occupava dei ragazzini ancora traumatizzati dalla guerra, degli anziani rimasti soli nei villaggi. Un’esperienza breve, ma intensa, che la spinse l’anno dopo a partire come volontaria per il servizio civile in Romania. Tornata a casa in Brianza ha portato in parrocchia l’esperienza che aveva maturato all’estero. Ora insegna in una scuola elementare e con un gruppo di ragazzi come lei, che si chiama Animondo, promuove incontri di sensibilizzazione sui temi della solidarietà internazionale.Con la parrocchia, invece, non aveva mai avuto nulla a che fare Monica, 27 anni. Ma della Caritas aveva sentito parlare durante lo stage come educatrice, che stava facendo in un centro per adolescenti usciti dal Beccaria, il carcere minorile di Milano. Così, quando le dissero che c’era la possibilità di passare un anno in Kenya per occuparsi anche in quel caso di ragazzi finiti dentro, non ci pensò due volte e scelse di aderire alla proposta del servizio civile all’estero. Ora studia antropologia all’Università e cerca un lavoro.

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