di Luca FRIGERIO
Redazione

Che cosa lega il santuario della Madonna della Noce di Inverigo con quello della Madonna di San Calocero a Caslino d’Erba, la Beata Vergine del Carmelo a Montevecchia con Nostra Signora di Lourdes a Monguzzo? La fede e la tradizione mariana, certo. Ma anche il nome di un grande santo, dottore e padre della Chiesa: Agostino.
Nel suo nome, infatti, ecco un nuovo, ma a ben vedere antichissimo, “Cammino” che si propone come pellegrinaggio attraverso 25 santuari dedicati a Maria nel territorio della Brianza, con un prolungamento a Milano (dove Agostino ricevette il battesimo per mano del vescovo Ambrogio) e con una deviazione fino a Pavia, presso la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove il santo è sepolto.
Il riferimento al vescovo di Ippona, naturalmente, non è stato scelto a caso. Agostino, infatti, come ricorda lui stesso nelle sue Confessioni, maturò la sua conversione alla fede cristiana ispirato da quelle parole di Ambrogio che ebbe modo di meditare nella quiete della villa di Cassiciacum, che gli studiosi ormai identificano con una certa sicurezza nel comune lecchese di Cassago (anche se, per correttezza, bisogna ricordare che anche Casciago, nel Varesotto, reclama tale ruolo).
Agostino, quindi, legato alla Diocesi di Milano. Ma anche Agostino come “patrono” d’Europa, anzi, dell’intero bacino del Mediterraneo, con le sue origini tunisine, la sua formazione latina, il suo soggiorno ambrosiano: ponte fra Settentrione e Meridione, come il suo maestro Ambrogio lo fu fra Occidente e Oriente.
Ideatore di questa nuova proposta turistica e culturale è Renato Ornaghi, che ha raccolto in un volume (pubblicato dall’editore Bellavite, 280 pagine, interamente illustrato, 18 euro) le notizie storiche e le informazioni utili di tutti i siti “toccati” dal Cammino di Sant’Agostino. Un itinerario di fede, concepito sul modello dei percorsi medievali, articolato in 18 tappe giornaliere per un totale di oltre 400 chilometri, mirato su 25 santuari “principali”, ma arricchito di innumerevoli luoghi “minori”: chiese parrocchiali, cappelle, edifici storici. Da conoscere, o riscoprire, secondo lo spirito degli antichi pellegrini: con fede, con curiosità e… a piedi! Perché, pur non essendo evidentemente “obbligatorio” (la Brianza, per fortuna, è attraversata da numerose strade carrozzabili, anche troppe…), proprio l’atto di mettersi in cammino può disporre il visitatore-pellegrino a un contatto diverso, più autentico, nuovo persino, con queste antiche vestigia, custodi di tradizioni e di devozioni secolari. Mete della fede e dell’arte, conquistate passo dopo passo.
A differenza delle “classiche” vie di pellegrinaggio, tuttavia, come quelle verso Roma, Gerusalemme o Santiago de Compostela, il brianzolo Cammino è concepito come un circuito (pur con “deviazioni” verso Milano e Pavia), o, per restare nell’ambito dell’iconografia agostiniana, come una “cintura”: quella cintura che, secondo la tradizione, la Vergine stessa “concesse” alla madre di Agostino, Monica, e che è diventata simbolo caratterizzante dell’abito dei religiosi agostiniani. Si parte da Monza, insomma, dal santuario di Santa Maria delle Grazie, per tornare infine ancora a Monza. In mezzo, giorno dopo giorno (ma anche una volta alla settimana, o al mese, a seconda dei propri ritmi e dei propri impegni), fanno da punto di riferimento i tanti, spesso bellissimi, sempre suggestivi templi mariani. E allora, non resta che mettersi in viaggio. Sul Cammino di sant’Agostino, appunto. Che cosa lega il santuario della Madonna della Noce di Inverigo con quello della Madonna di San Calocero a Caslino d’Erba, la Beata Vergine del Carmelo a Montevecchia con Nostra Signora di Lourdes a Monguzzo? La fede e la tradizione mariana, certo. Ma anche il nome di un grande santo, dottore e padre della Chiesa: Agostino.Nel suo nome, infatti, ecco un nuovo, ma a ben vedere antichissimo, “Cammino” che si propone come pellegrinaggio attraverso 25 santuari dedicati a Maria nel territorio della Brianza, con un prolungamento a Milano (dove Agostino ricevette il battesimo per mano del vescovo Ambrogio) e con una deviazione fino a Pavia, presso la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove il santo è sepolto.Il riferimento al vescovo di Ippona, naturalmente, non è stato scelto a caso. Agostino, infatti, come ricorda lui stesso nelle sue Confessioni, maturò la sua conversione alla fede cristiana ispirato da quelle parole di Ambrogio che ebbe modo di meditare nella quiete della villa di Cassiciacum, che gli studiosi ormai identificano con una certa sicurezza nel comune lecchese di Cassago (anche se, per correttezza, bisogna ricordare che anche Casciago, nel Varesotto, reclama tale ruolo).Agostino, quindi, legato alla Diocesi di Milano. Ma anche Agostino come “patrono” d’Europa, anzi, dell’intero bacino del Mediterraneo, con le sue origini tunisine, la sua formazione latina, il suo soggiorno ambrosiano: ponte fra Settentrione e Meridione, come il suo maestro Ambrogio lo fu fra Occidente e Oriente.Ideatore di questa nuova proposta turistica e culturale è Renato Ornaghi, che ha raccolto in un volume (pubblicato dall’editore Bellavite, 280 pagine, interamente illustrato, 18 euro) le notizie storiche e le informazioni utili di tutti i siti “toccati” dal Cammino di Sant’Agostino. Un itinerario di fede, concepito sul modello dei percorsi medievali, articolato in 18 tappe giornaliere per un totale di oltre 400 chilometri, mirato su 25 santuari “principali”, ma arricchito di innumerevoli luoghi “minori”: chiese parrocchiali, cappelle, edifici storici. Da conoscere, o riscoprire, secondo lo spirito degli antichi pellegrini: con fede, con curiosità e… a piedi! Perché, pur non essendo evidentemente “obbligatorio” (la Brianza, per fortuna, è attraversata da numerose strade carrozzabili, anche troppe…), proprio l’atto di mettersi in cammino può disporre il visitatore-pellegrino a un contatto diverso, più autentico, nuovo persino, con queste antiche vestigia, custodi di tradizioni e di devozioni secolari. Mete della fede e dell’arte, conquistate passo dopo passo.A differenza delle “classiche” vie di pellegrinaggio, tuttavia, come quelle verso Roma, Gerusalemme o Santiago de Compostela, il brianzolo Cammino è concepito come un circuito (pur con “deviazioni” verso Milano e Pavia), o, per restare nell’ambito dell’iconografia agostiniana, come una “cintura”: quella cintura che, secondo la tradizione, la Vergine stessa “concesse” alla madre di Agostino, Monica, e che è diventata simbolo caratterizzante dell’abito dei religiosi agostiniani. Si parte da Monza, insomma, dal santuario di Santa Maria delle Grazie, per tornare infine ancora a Monza. In mezzo, giorno dopo giorno (ma anche una volta alla settimana, o al mese, a seconda dei propri ritmi e dei propri impegni), fanno da punto di riferimento i tanti, spesso bellissimi, sempre suggestivi templi mariani. E allora, non resta che mettersi in viaggio. Sul Cammino di sant’Agostino, appunto.

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