La malattia da un punto di vista antropologico al centro del convegno annuale per i volontari impegnati nell'ambito della Pastorale della salute

di don Carlo STUCCHI Rettore della Cappellania del "Pio Albergo Trivulzio"
Redazione

Sabato 17 aprile, dalle 9 alle 12.30, presso la Curia arcivescovile (piazza Fontana 2, Milano), si terrà il tradizionale convegno annuale per tutti i volontari della Diocesi che militano nei diversi Gruppi di volontariato nell’ambito della Pastorale della salute e attingono le loro risorse dal Vangelo e dal Magistero della Chiesa.
Nel rilevare la grande risorsa del volontariato presente in Diocesi, l’Ufficio diocesano di Pastorale sanitaria offre ai volontari la possibilità di affrontare qualche aspetto che riguardi la relazione d’aiuto. Quest’anno la riflessione focalizza la sua attenzione sulla malattia da un punto di vista antropologico: dove e come collocarla? Che senso ha per la vita dell’uomo?
La malattia è una realtà della condizione umana da affrontare con responsabilità nel suo momento provvisorio o a tempo indeterminato. Il cambiamento, inaspettato e indesiderato, ci coglie spesso sprovveduti e di conseguenza angosciati e impauriti. La malattia e la vecchiaia – quando si presentano come momenti traumatici del cambiamento e la vita subisce una sosta prolungata o addirittura una svolta definitiva – incontrano il pensiero corrente incurante di un significato concreto. Sembra, tale pensiero, scansare il problema o dare risposte di rimozione in quanto ritiene questa parte della vita come ingombrante, fastidiosa, inutile, mortificante. Il nostro compito invece è quello di fare emergere, proprio da questi momenti e da queste esperienze, letti nel contesto della nostra società, un significato e una risposta che donano il coraggio di andare avanti.
Non basta più “fare qualcosa” per l’ammalato che riguardi semplicemente dei servizi richiesti, elargire consigli sul come affrontare o stare nella malattia, dall’alto della cattedra della salute o da esperto di luoghi comuni religiosi. Bisogna invece, accostarsi alla persona con grande delicatezza e attenzione, unite a una buona dose di umiltà, per cercare di cogliere il suo problema vero e più profondo. L’uomo di sempre ha bisogno di confidare la sofferenza del cuore prima e più della sofferenza del corpo, per quanto c’è dentro di vissuto e per quelle nubi che si addensano all’orizzonte. Il cristiano è chiamato a farsi prossimo qui, a tendergli una mano, per intuire se vuole semplicemente stringerla o essere aiutato a sciogliere qualche nodo, a fare un po’ di chiarezza per dare un senso alla propria vita. Qui si apre un possibile cammino di annuncio evangelico. L’assistenza spirituale è il saper incontrare l’uomo nel concreto del suo essere e condurlo, se lo desidera, ad avvertire la presenza di Dio che non lo abbandona mai ancor più nel bisogno e nella sofferenza.
Nel corso del convegno, padre Angelo Brusco, Camilliano, condurrà nella sua riflessione a rileggere il significato della malattia nella società di oggi da un punto di vista antropologico e psicologico e svilupperà i possibili compiti che la malattia può assegnare all’uomo. Il suo intervento avrà anche una parte pratica che riguarda le risorse e le tecniche nella relazione d’aiuto.
L’obiettivo è quello di riappropriarsi di un aspetto della vita tanto coinvolgente perché spiazza programmi, progetti, pianificazioni, riconducendo a quella pacificazione interiore che permette di valorizzare anche questi momenti difficili. L’uomo non può essere individuato semplicemente come un malato o un sano, secondo un luogo comune di mettersi in relazione, ma occorre avere una capacità di comunicazione che sappia cogliere in esso «una inestinguibile aspirazione nostalgica verso l’infinito» (Ratzinger, 1996). Sabato 17 aprile, dalle 9 alle 12.30, presso la Curia arcivescovile (piazza Fontana 2, Milano), si terrà il tradizionale convegno annuale per tutti i volontari della Diocesi che militano nei diversi Gruppi di volontariato nell’ambito della Pastorale della salute e attingono le loro risorse dal Vangelo e dal Magistero della Chiesa.Nel rilevare la grande risorsa del volontariato presente in Diocesi, l’Ufficio diocesano di Pastorale sanitaria offre ai volontari la possibilità di affrontare qualche aspetto che riguardi la relazione d’aiuto. Quest’anno la riflessione focalizza la sua attenzione sulla malattia da un punto di vista antropologico: dove e come collocarla? Che senso ha per la vita dell’uomo?La malattia è una realtà della condizione umana da affrontare con responsabilità nel suo momento provvisorio o a tempo indeterminato. Il cambiamento, inaspettato e indesiderato, ci coglie spesso sprovveduti e di conseguenza angosciati e impauriti. La malattia e la vecchiaia – quando si presentano come momenti traumatici del cambiamento e la vita subisce una sosta prolungata o addirittura una svolta definitiva – incontrano il pensiero corrente incurante di un significato concreto. Sembra, tale pensiero, scansare il problema o dare risposte di rimozione in quanto ritiene questa parte della vita come ingombrante, fastidiosa, inutile, mortificante. Il nostro compito invece è quello di fare emergere, proprio da questi momenti e da queste esperienze, letti nel contesto della nostra società, un significato e una risposta che donano il coraggio di andare avanti.Non basta più “fare qualcosa” per l’ammalato che riguardi semplicemente dei servizi richiesti, elargire consigli sul come affrontare o stare nella malattia, dall’alto della cattedra della salute o da esperto di luoghi comuni religiosi. Bisogna invece, accostarsi alla persona con grande delicatezza e attenzione, unite a una buona dose di umiltà, per cercare di cogliere il suo problema vero e più profondo. L’uomo di sempre ha bisogno di confidare la sofferenza del cuore prima e più della sofferenza del corpo, per quanto c’è dentro di vissuto e per quelle nubi che si addensano all’orizzonte. Il cristiano è chiamato a farsi prossimo qui, a tendergli una mano, per intuire se vuole semplicemente stringerla o essere aiutato a sciogliere qualche nodo, a fare un po’ di chiarezza per dare un senso alla propria vita. Qui si apre un possibile cammino di annuncio evangelico. L’assistenza spirituale è il saper incontrare l’uomo nel concreto del suo essere e condurlo, se lo desidera, ad avvertire la presenza di Dio che non lo abbandona mai ancor più nel bisogno e nella sofferenza.Nel corso del convegno, padre Angelo Brusco, Camilliano, condurrà nella sua riflessione a rileggere il significato della malattia nella società di oggi da un punto di vista antropologico e psicologico e svilupperà i possibili compiti che la malattia può assegnare all’uomo. Il suo intervento avrà anche una parte pratica che riguarda le risorse e le tecniche nella relazione d’aiuto.L’obiettivo è quello di riappropriarsi di un aspetto della vita tanto coinvolgente perché spiazza programmi, progetti, pianificazioni, riconducendo a quella pacificazione interiore che permette di valorizzare anche questi momenti difficili. L’uomo non può essere individuato semplicemente come un malato o un sano, secondo un luogo comune di mettersi in relazione, ma occorre avere una capacità di comunicazione che sappia cogliere in esso «una inestinguibile aspirazione nostalgica verso l’infinito» (Ratzinger, 1996). Aprirà i lavori il Vicario per la Vita sociale – “La malattia: problema o risorsa” è il tema del convegno annuale del Settore del Volontariato dell’Ufficio per la Pastorale della salute della Diocesi di Milano, in programma sabato 17 aprile (ore 9 – 12.30) presso la Curia arcivescovile (Sala Convegni – piano terra) in piazza Fontana 2 a Milano. Aprirà i lavori monsignor Eros Monti, Vicario episcopale per la Vita sociale. Questi gli altri relatori: monsignor Piero Cresseri, responsabile della Pastorale diocesana della salute, don Carlo Stucchi, Rettore della Cappellania del “Pio Albergo Trivulzio”, padre Angelo Brusco, Camilliano, docente di psicologia pastorale presso l’Istituto internazionale di teologia pastorale della Salute al Camillianum di Roma. Info: tel. 02.8556371.

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