Nella Giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei, Benedetto XVI visiterà�il Tempio della Comunità ebraica di Roma. Il rabbino capo Riccardo Di Segni: «Un esempio di convivenza anche nella diversità»
di Rita SALERNO
Redazione
Ventiquattro anni dopo la storica visita di Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI si appresta a compiere a varcare la soglia della Sinagoga di Roma per incontrare la comunità israelita. Ad accogliere il 13 aprile 1986 il Papa polacco nell’antico tempio fu il rabbino capo Elio Toaff, mentre domenica 17 gennaio l’onore spetterà a Riccardo Di Segni. «Sarà un incontro di pace, amicizia e rispetto reciproco. Ma soprattutto di esempio di convivenza anche nella diversità», ha fatto sapere il rabbino capo parlando con i giornalisti alla vigilia dell’evento. Di Segni ha precisato anche di voler accennare anche a Papa Pacelli nel corso della visita, che rappresenta «un segno di continuità rispetto al passato, soprattutto dopo tutte le discussioni che ci sono state».
Ratzinger arriverà al Portico di Ottavia poco prima delle 16.30, dove sarà accolto dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e dal presidente delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. Ad accompagnare Benedetto XVI saranno il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal in rappresentanza della comunità cattolica di Terra Santa, il nunzio apostolico monsignor Antonio Franco e il vicario patriarcale per la Galilea monsignor Giacinto Boulos Marcuzzo.
Dopo aver reso omaggio ai deportati del ghetto del 1943 e alla lapide dell’attentato del 9 ottobre 1982 in cui morì un bambino, Benedetto XVI sarà salutato dal rabbino Di Segni, ai piedi della scalinata centrale che conduce al Tempio. Una volta entrati all’interno della Sinagoga, accompagnati dal canto di un coro, il Papa e i suoi ospiti daranno avvio all’incontro ufficiale pubblico con i loro discorsi.
Al termine il Pontefice e il rabbino capo s’intratterranno per un breve colloquio privato. Poi Benedetto XVI visiterà anche il giardino del Tempio, dove è stato piantato un ulivo in ricordo della visita, e quindi il Museo ebraico di Roma. Insieme inaugureranno anche la mostra “Et ecce gaudium”: 14 disegni preparati nel Settecento dalla Comunità ebraica per l’incoronazione dei “Sommi Pontefici”. Alle 18, nei locali della Sinagoga spagnola, Ratzinger incontrerà anche alcuni rappresentati della Comunità ebraica. Il rientro in Vaticano è previsto per le 18.30.
L’incontro coincide con la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Il 17 gennaio ricorre anche la festa ebraica romana del Moed di Piombo, che ricorda quando, il 12 gennaio 1793, in un momento di grandi turbolenze politiche legate all’arrivo dei francesi, una folla di rivoltosi radunatasi intorno al Ghetto tentò di incendiarlo. Il fuoco fu appiccato al portone della Regola, ma, grazie a una provvidenziale tempesta che oscurò il cielo fino a farlo diventare plumbeo, le fiamme si spensero e i rivoltosi furono dispersi. A causa dei tumulti, nel Ghetto venne dichiarato il coprifuoco per otto giorni; sebbene il pericolo rimanesse incombente, non si verificarono ulteriori danni. Da allora, per gli ebrei romani il 2 di Shevat è un giorno particolarmente gioioso e speciali liturgie ricordano la sventata disgrazia e l’assedio del Ghetto. Ventiquattro anni dopo la storica visita di Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI si appresta a compiere a varcare la soglia della Sinagoga di Roma per incontrare la comunità israelita. Ad accogliere il 13 aprile 1986 il Papa polacco nell’antico tempio fu il rabbino capo Elio Toaff, mentre domenica 17 gennaio l’onore spetterà a Riccardo Di Segni. «Sarà un incontro di pace, amicizia e rispetto reciproco. Ma soprattutto di esempio di convivenza anche nella diversità», ha fatto sapere il rabbino capo parlando con i giornalisti alla vigilia dell’evento. Di Segni ha precisato anche di voler accennare anche a Papa Pacelli nel corso della visita, che rappresenta «un segno di continuità rispetto al passato, soprattutto dopo tutte le discussioni che ci sono state».Ratzinger arriverà al Portico di Ottavia poco prima delle 16.30, dove sarà accolto dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e dal presidente delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. Ad accompagnare Benedetto XVI saranno il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal in rappresentanza della comunità cattolica di Terra Santa, il nunzio apostolico monsignor Antonio Franco e il vicario patriarcale per la Galilea monsignor Giacinto Boulos Marcuzzo.Dopo aver reso omaggio ai deportati del ghetto del 1943 e alla lapide dell’attentato del 9 ottobre 1982 in cui morì un bambino, Benedetto XVI sarà salutato dal rabbino Di Segni, ai piedi della scalinata centrale che conduce al Tempio. Una volta entrati all’interno della Sinagoga, accompagnati dal canto di un coro, il Papa e i suoi ospiti daranno avvio all’incontro ufficiale pubblico con i loro discorsi.Al termine il Pontefice e il rabbino capo s’intratterranno per un breve colloquio privato. Poi Benedetto XVI visiterà anche il giardino del Tempio, dove è stato piantato un ulivo in ricordo della visita, e quindi il Museo ebraico di Roma. Insieme inaugureranno anche la mostra “Et ecce gaudium”: 14 disegni preparati nel Settecento dalla Comunità ebraica per l’incoronazione dei “Sommi Pontefici”. Alle 18, nei locali della Sinagoga spagnola, Ratzinger incontrerà anche alcuni rappresentati della Comunità ebraica. Il rientro in Vaticano è previsto per le 18.30.L’incontro coincide con la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Il 17 gennaio ricorre anche la festa ebraica romana del Moed di Piombo, che ricorda quando, il 12 gennaio 1793, in un momento di grandi turbolenze politiche legate all’arrivo dei francesi, una folla di rivoltosi radunatasi intorno al Ghetto tentò di incendiarlo. Il fuoco fu appiccato al portone della Regola, ma, grazie a una provvidenziale tempesta che oscurò il cielo fino a farlo diventare plumbeo, le fiamme si spensero e i rivoltosi furono dispersi. A causa dei tumulti, nel Ghetto venne dichiarato il coprifuoco per otto giorni; sebbene il pericolo rimanesse incombente, non si verificarono ulteriori danni. Da allora, per gli ebrei romani il 2 di Shevat è un giorno particolarmente gioioso e speciali liturgie ricordano la sventata disgrazia e l’assedio del Ghetto.