di Filippo MAGNI
Redazione
Non si è limitato ad ascoltare i suggerimenti, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Al termine del Consiglio pastorale diocesano l’Arcivescovo ha sintetizzato il proprio pensiero con un richiamo alla concretezza e alla sollecitudine: «La ricchezza delle idee è stata straripante, ora si tratta di passare dal sogno dell’Incontro mondiale delle famiglie alla sua realizzazione quotidiana». Il Cardinale ha raccomandato ai consiglieri (rappresentanti di tutti i fedeli della Diocesi) di pensare a livello mondiale, come il carattere dell’Incontro richiede, «senza farsi tentare dal localismo». La città di Milano, ha aggiunto, «non sia solo il luogo dell’evento, ma anche una meta spirituale». Come raggiungere questo scopo? «Puntando su un’ambrosianità aperta e programmando ciò che ci compete affinché sia affascinante e capace di attrarre. L’obiettivo – ha precisato – sarà raggiunto se mettiamo in campo tre caratteristiche: creatività, saggezza e audacia ».
Tra le numerose istanze emerse durante il consiglio, il cardinale Tettamanzi ne ha indicate tre «sulle quali è necessario esercitare una particolare armonizzazione interna». La prima è il rapporto tra la Diocesi di Milano e l’internazionalità. «Dobbiamo mettere in atto la nostra mondialità – ha detto l’Arcivescovo -, così come dobbiamo prepararci ad imparare, prima che raccontare le nostre esperienze». Tettamanzi ha inoltre chiesto di «mantenere vivo fin da subito il rapporto tra la Diocesi e il mondo».
Il secondo argomento affrontato dal Cardinale è stata la pastorale familiare. «Ho ascoltato molte idee al riguardo – ha detto – alcune che identificano esperienze già in atto, altre che chiedono un’accelerazione in determinati ambiti». La richiesta dell’Arcivescovo è «di operare un ulteriore passo. Concretamente – ha chiesto, considerando la pastorale familiare attiva in Diocesi – su cosa dobbiamo puntare nel cammino di avvicinamento all’Incontro del 2012? Quali modalità pratiche vogliamo mettere in atto affinché si realizzi? Non dimentichiamo – ha concluso il pensiero – che non ci è chiesto solo di riflettere, ma anche di scegliere e agire ».
La terza analisi proposta dal cardinale Tettamanzi ha affrontato il rapporto tra la Chiesa e la società. «In alcuni ambiti – ha rilevato – la vita cristiana mi pare troppo clericalizzata. In occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie siamo chiamati all’apertura verso la parte laicale della comunità cristiana ». È necessario, ha proseguito, «guardare alla Chiesa nella sua integralità e nella sua interiore varietà, in dialogo e in comunione ».
Tra le risorse importanti, ha ricordato l’Arcivescovo, «dobbiamo contare tutte le famiglie, anche quelle marginalizzate che solitamente non rientrano nella vita della Chiesa». Pur trovandosi spesso ai margini, ha proseguito, «tali famiglie sono dentro la Chiesa e vanno considerate come realtà capaci non solo di ricevere, ma anche di dare il proprio contributo come elementi attivi e preziosi». L’occasione dell’Incontro del 2012, ha poi aggiunto, «dà la possibilità e quasi chiama al dovere che ci sia un raccordo tra i membri della Chiesa e il mondo sociale e politico».
Prima di congedare il Consiglio pastorale diocesano, il cardinale Tettamanzi ha voluto ribadire la sua fiducia nella buona riuscita dell’evento del 2012. «Dobbiamo essere convinti – ha esortato – che il VII Incontro mondiale delle famiglie è per noi tutti una grazia grande». Per questo motivo, ha aggiunto, «muoviamoci in un clima di responsabilità, ma anche fiducia e serenità, garantite dalla presenza del Santo Padre a Milano nei giorni dell’evento. Noi – ha concluso – siamo piccoli strumenti, il protagonista dell’Incontro del 2012 è un Altro». Non si è limitato ad ascoltare i suggerimenti, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Al termine del Consiglio pastorale diocesano l’Arcivescovo ha sintetizzato il proprio pensiero con un richiamo alla concretezza e alla sollecitudine: «La ricchezza delle idee è stata straripante, ora si tratta di passare dal sogno dell’Incontro mondiale delle famiglie alla sua realizzazione quotidiana». Il Cardinale ha raccomandato ai consiglieri (rappresentanti di tutti i fedeli della Diocesi) di pensare a livello mondiale, come il carattere dell’Incontro richiede, «senza farsi tentare dal localismo». La città di Milano, ha aggiunto, «non sia solo il luogo dell’evento, ma anche una meta spirituale». Come raggiungere questo scopo? «Puntando su un’ambrosianità aperta e programmando ciò che ci compete affinché sia affascinante e capace di attrarre. L’obiettivo – ha precisato – sarà raggiunto se mettiamo in campo tre caratteristiche: creatività, saggezza e audacia ».Tra le numerose istanze emerse durante il consiglio, il cardinale Tettamanzi ne ha indicate tre «sulle quali è necessario esercitare una particolare armonizzazione interna». La prima è il rapporto tra la Diocesi di Milano e l’internazionalità. «Dobbiamo mettere in atto la nostra mondialità – ha detto l’Arcivescovo -, così come dobbiamo prepararci ad imparare, prima che raccontare le nostre esperienze». Tettamanzi ha inoltre chiesto di «mantenere vivo fin da subito il rapporto tra la Diocesi e il mondo».Il secondo argomento affrontato dal Cardinale è stata la pastorale familiare. «Ho ascoltato molte idee al riguardo – ha detto – alcune che identificano esperienze già in atto, altre che chiedono un’accelerazione in determinati ambiti». La richiesta dell’Arcivescovo è «di operare un ulteriore passo. Concretamente – ha chiesto, considerando la pastorale familiare attiva in Diocesi – su cosa dobbiamo puntare nel cammino di avvicinamento all’Incontro del 2012? Quali modalità pratiche vogliamo mettere in atto affinché si realizzi? Non dimentichiamo – ha concluso il pensiero – che non ci è chiesto solo di riflettere, ma anche di scegliere e agire ».La terza analisi proposta dal cardinale Tettamanzi ha affrontato il rapporto tra la Chiesa e la società. «In alcuni ambiti – ha rilevato – la vita cristiana mi pare troppo clericalizzata. In occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie siamo chiamati all’apertura verso la parte laicale della comunità cristiana ». È necessario, ha proseguito, «guardare alla Chiesa nella sua integralità e nella sua interiore varietà, in dialogo e in comunione ».Tra le risorse importanti, ha ricordato l’Arcivescovo, «dobbiamo contare tutte le famiglie, anche quelle marginalizzate che solitamente non rientrano nella vita della Chiesa». Pur trovandosi spesso ai margini, ha proseguito, «tali famiglie sono dentro la Chiesa e vanno considerate come realtà capaci non solo di ricevere, ma anche di dare il proprio contributo come elementi attivi e preziosi». L’occasione dell’Incontro del 2012, ha poi aggiunto, «dà la possibilità e quasi chiama al dovere che ci sia un raccordo tra i membri della Chiesa e il mondo sociale e politico».Prima di congedare il Consiglio pastorale diocesano, il cardinale Tettamanzi ha voluto ribadire la sua fiducia nella buona riuscita dell’evento del 2012. «Dobbiamo essere convinti – ha esortato – che il VII Incontro mondiale delle famiglie è per noi tutti una grazia grande». Per questo motivo, ha aggiunto, «muoviamoci in un clima di responsabilità, ma anche fiducia e serenità, garantite dalla presenza del Santo Padre a Milano nei giorni dell’evento. Noi – ha concluso – siamo piccoli strumenti, il protagonista dell’Incontro del 2012 è un Altro».