"Desiderare cose grandi" è il tema dell'incontro che si tiene dal 22 al 28 agosto. Tra le numerose esposizioni, due mostre dedicate al beato e alla santa ambrosiani.

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Redazione Diocesi

Sono migliaia i partecipanti agli eventi che anche quest’anno ripropone il Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini: un appuntamento culturale, religioso, politico che dal 22 al 28 agosto intende creare occasioni di incontro tra persone di fedi e culture diverse, nella “certezza che luoghi di amicizia fra gli uomini possano essere l’inizio della costruzione della pace, della convivenza e del bene comune.

Sono migliaia i partecipanti agli eventi che anche quest’anno ripropone il Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini: un appuntamento culturale, religioso, politico che dal 22 al 28 agosto intende creare occasioni di incontro tra persone di fedi e culture diverse, nella “certezza che luoghi di amicizia fra gli uomini possano essere l’inizio della costruzione della pace, della convivenza e del bene comune. Il tema della XXXI edizione “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” è il tema dell’edizione di quest’anno, la XXXI: in ogni uomo, di qualsiasi razza, cultura, religione, tradizione – spiegano i promotori – “alberga questo desiderio di cose grandi, di qualcosa di infinito. Un’aspirazione che l’uomo in tante occasioni tende a trascurare e a dimenticare, complice innanzitutto una certa mentalità che lo considera solo come il risultato di una casualità chimico-biologica o al limite di un processo evolutivo”. Oggi, aggiungono, si “respira” una cultura che tende a cancellare “l’umanità dell’uomo”: il “rischio è quello che si affermi una concezione puramente materialistica della vita. La provocazione contenuta nel titolo afferma invece il contrario. La natura dell’uomo è innanzitutto il suo cuore che si esprime come desiderio di cose grandi. Il motore di ogni azione umana è questa aspirazione a qualcosa di grande, l’esigenza di qualcosa di infinito. L’uomo è rapporto con l’infinito. È questa tensione il tratto inconfondibile dell’umano, la scintilla di ogni azione, dal lavoro alla famiglia, dalla ricerca scientifica alla politica, dall’arte all’affronto dei bisogni quotidiani”.L’appuntamento di quest’anno “cercherà di documentare come nella realtà di oggi sia innanzitutto necessario partire dall’umanità di ogni persona, facendo dei bisogni e dei desideri degli uomini l’anima delle scelte grandi e di quelle quotidiane. Anche perché solo questo è il punto che accomuna tutti gli uomini ed è pertanto l’inizio anche di un reale dialogo tra i popoli”.Al Meeting parteciperà ufficialmente, per la seconda volta, anche la Fondazione Istituto Sacra Famiglia, una “grande occasione per “ricordare al mondo che esiste anche la disabilità”, spiega mons. Enrico Colombo, presidente della Fondazione, nata del 2006 e che oggi accoglie circa 1.400 disabili, ospita oltre 350 anziani non auto-sufficienti, ha oltre 1.700 dipendenti. L’avventura del beato don Carlo Gnocchi Tra le numerose mostre presenti al Meeting, due sono particolarmente legate alla Diocesi ambrosiana. Sono “Con avida e insistente speranza. L’avventura del beato don Carlo Gnocchi” e “Santa Gianna Beretta Molla. Una vita per la vita”.La prima, promossa dalla Fondazione Don Gnocchi nella sezione “Uomini all’Opera” (padiglione B5), è una mostra multimediale sulla figura di don Carlo Gnocchi e sulle attività dell’Opera che oggi porta il suo nome. La mostra si avvale della consulenza scientifica del professor Edoardo Bressan, docente universitario, storico e biografo di don Gnocchi; di Stefano Zurlo, giornalista de Il Giornale, autore del libro “L’Ardimento” (Rizzoli) e del dottor Emanuele Brambilla, responsabile del Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne della Fondazione.Autori della mostra sono Giorgio Barelli, Fabrizio Begossi, Paola Brizzi, Francesco Esposito, Silvia Giampaolo e Paola Mazzola. Il progetto grafico è di “Alkimia snc”.La mostra è articolata in una premessa e tre sezioni che seguono un ordine tematico; il percorso espositivo parte dall’esperienza della guerra (la ritirata di Russia) e i mesi che seguono che possono essere considerati il momento più acuto di riconoscimento e adesione alla vocazione. La successiva “vita prorogata” come compimento della vocazione e il frutto di questa vita: ovvero l’opera di carità, fino agli sviluppi della Fondazione. Santa Gianna Beretta Molla, madre di famiglia La seconda esposizione illustra il profilo biografico di Santa Gianna Beretta Molla, dalla nascita (Magenta, 4.10.1922) alla morte, avvenuta nel dare alla luce Emanuela, l’ultima di 4 figli (Ponte Nuovo di Magenta, 28.4.1962), fino alla canonizzazione da parte di Giovanni Paolo II nel 2004 col titolo di “Madre di famiglia” (per la prima volta nella storia della Chiesa); fa conoscere i luoghi di vita come itinerario della Sua crescita spirituale, offrendo documenti, testimonianze, oggetti che le appartennero e presentando alcune delle opere a Lei dedicate nel mondo.Giovani e adulti si confronteranno con una testimone del nostro tempo. Incontreranno una donna animata dalla passione per l’educazione e per l’apostolato (nell’Azione Cattolica e nella San Vincenzo) che ha compiuto il desiderio del cuore nell’esperienza matrimoniale, nell’accoglienza dei figli, nell’impegno professionale di medico pediatra, nella capacità missionaria, nel gioire di ogni cosa bella come dono di Dio. A cura di Ambrogio Cislaghi. Con la collaborazione di Madre Virginia Beretta.

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