Ai piedi della Grignetta sono in corso le Tre Giorni chierichetti, un'importante esperienza di relazione educativa e formativa
di don Alberto COLOMBO Responsabile diocesano Mo.Chi.
Redazione
Scrivo queste note sulle Tre Giorni chierichetti tra un turno e l’altro. Pensieri che mi frullano in testa da alcuni giorni e che non hanno ancora trovato le giuste parole per raccontare come si dovrebbe la grande ricchezza dei ragazzi che passano da questa esperienza.
La vera sorpresa sono proprio i ragazzi: dalla quarta elementare alla terza media e gli adolescenti che fanno gli animatori. Una Tre Giorni ha il sapore del campeggio con l’oratorio: le relazioni tra ragazzi ed educatori sono vissute con profondità e trasparenza, emergono subito le fatiche, ma anche le capacità di ogni ragazzo. I ragazzi si lasciano condurre nella proposta ricca di momenti di gioco, di riflessione e di preghiera. Gli adolescenti che si mettono al servizio dei più piccoli (provenendo dalle loro stesse parrocchie) sono motivati e spesso dimostrano una grande tenacia nel sopportare ritmi intensi, dalla sveglia alle 8 alle compieta che spesso è a notte inoltrata.
Ogni tre giorni tutto questo si rinnova con un nuovo gruppo. Rimane a volte il rammarico di non aver fatto in tempo a conoscere tutti. Mi chiedo spesso qual è il motivo che rende per lo più questi ragazzi recettivi e i loro adolescenti motivati. Probabilmente l’imparare a mettersi al servizio della comunità nel fare i chierichetti e i cerimonieri (prendendosi cura anche dei chierichetti più piccoli) fa la differenza. Un servizio riconosciuto da tutta la loro comunità è come quella «bontà che fa crescere» di cui parla il Salmo: ci si sente stimati, apprezzati. Così li vedo crescere, di anno in anno. Molti sono coloro che tornano prima da chierichetti e poi da animatori.
Se questi ragazzi sono presenti alla Tre Giorni è anche perché hanno una famiglia alle spalle che non solo ha insegnato loro a prendersi cura del servizio che svolgono, ma ha trasmesso loro la fede. In maniera semplice, ma vera. Per alcuni ragazzi il silenzio che facciamo prima della celebrazione dell’eucarestia, in cui ciascuno legge e prega a partire dal Vangelo della Messa, immersi nel verde dei boschi ai piedi della Grignetta, è davvero l’occasione per un dialogo di preghiera con il Signore. Per alcuni è uno dei primi momenti di preghiera intensa con il Signore. È una grande occasione per riconoscere che il nostro cuore è «assetato di Dio, come la cerva che anela alle sorgenti d’acqua».
La presenza dei seminaristi nei diversi turni permette ai ragazzi di conoscere giovani che si interrogano in profondità sulla propria vocazione. Nella Messa del terzo giorno sono invitate le famiglie dei chierichetti: le ringraziamo per la fede che hanno trasmesso ai loro figli. Ci sembra così di essere a contatto con il cuore stesso della nostra Chiesa. È questo un grande dono per me e per chi segue questi ragazzi. Scrivo queste note sulle Tre Giorni chierichetti tra un turno e l’altro. Pensieri che mi frullano in testa da alcuni giorni e che non hanno ancora trovato le giuste parole per raccontare come si dovrebbe la grande ricchezza dei ragazzi che passano da questa esperienza.La vera sorpresa sono proprio i ragazzi: dalla quarta elementare alla terza media e gli adolescenti che fanno gli animatori. Una Tre Giorni ha il sapore del campeggio con l’oratorio: le relazioni tra ragazzi ed educatori sono vissute con profondità e trasparenza, emergono subito le fatiche, ma anche le capacità di ogni ragazzo. I ragazzi si lasciano condurre nella proposta ricca di momenti di gioco, di riflessione e di preghiera. Gli adolescenti che si mettono al servizio dei più piccoli (provenendo dalle loro stesse parrocchie) sono motivati e spesso dimostrano una grande tenacia nel sopportare ritmi intensi, dalla sveglia alle 8 alle compieta che spesso è a notte inoltrata.Ogni tre giorni tutto questo si rinnova con un nuovo gruppo. Rimane a volte il rammarico di non aver fatto in tempo a conoscere tutti. Mi chiedo spesso qual è il motivo che rende per lo più questi ragazzi recettivi e i loro adolescenti motivati. Probabilmente l’imparare a mettersi al servizio della comunità nel fare i chierichetti e i cerimonieri (prendendosi cura anche dei chierichetti più piccoli) fa la differenza. Un servizio riconosciuto da tutta la loro comunità è come quella «bontà che fa crescere» di cui parla il Salmo: ci si sente stimati, apprezzati. Così li vedo crescere, di anno in anno. Molti sono coloro che tornano prima da chierichetti e poi da animatori.Se questi ragazzi sono presenti alla Tre Giorni è anche perché hanno una famiglia alle spalle che non solo ha insegnato loro a prendersi cura del servizio che svolgono, ma ha trasmesso loro la fede. In maniera semplice, ma vera. Per alcuni ragazzi il silenzio che facciamo prima della celebrazione dell’eucarestia, in cui ciascuno legge e prega a partire dal Vangelo della Messa, immersi nel verde dei boschi ai piedi della Grignetta, è davvero l’occasione per un dialogo di preghiera con il Signore. Per alcuni è uno dei primi momenti di preghiera intensa con il Signore. È una grande occasione per riconoscere che il nostro cuore è «assetato di Dio, come la cerva che anela alle sorgenti d’acqua».La presenza dei seminaristi nei diversi turni permette ai ragazzi di conoscere giovani che si interrogano in profondità sulla propria vocazione. Nella Messa del terzo giorno sono invitate le famiglie dei chierichetti: le ringraziamo per la fede che hanno trasmesso ai loro figli. Ci sembra così di essere a contatto con il cuore stesso della nostra Chiesa. È questo un grande dono per me e per chi segue questi ragazzi.