Alla presenza dell'Arcivescovo Tettamanzi e del rettore Ornaghi ricordata questa mattina la nascita 90 anni fa dell'Istituto Toniolo. Continua l'impegno verso i�giovani, classe dirigente di domani.
di Luisa BOVE
Redazione
Questa mattina Milano ha ricordato la nascita di una grande opera: l’Istituto Giuseppe Toniolo, che a sua volta ha dato vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Molti i relatori intervenuti nell’ateneo di largo Gemelli al convegno “Un’idea di libertà” per fare memoria del 90° di fondazione, ma anche per guardare al futuro di due istituzioni importanti «per la vita della società e della Chiesa», come ha ricordato a conclusione dei lavori il cardinale Dionigi Tettamanzi, presidente dell’Istituto Toniolo.
L’Arcivescovo di Milano oltre a ricordare la «felice intuizione» dei fondatori della Cattolica, ha descritto bene la mission dell’ateneo e dello stesso Istituto da lui presieduto dal 2003. «Il nostro tempo esige la formazione di una classe dirigente in possesso di elevate competenze, animata da rigore e da passione morale, preparata e disposta ad assumersi responsabilità importanti nella società di domani». Poi ricordando gli oltre 40 mila studenti iscritti ha detto: «L’intelligenza dei giovani e la loro libertà, il loro corpo e le loro relazioni si devono oggi ricomporre in una soggettività veramente unificata nella fiducia in se stessi e in un grande amore per la verità e per il bene».
Quello di oggi non voleva essere «un seminario celebrativo», ha chiarito Paola Bignardi, membro del Comitato Toniolo, ma occasione «per interrogarsi sull’oggi e raccoglierne la sfida». Il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, ha ricordato le origini dell’ateneo milanese e in particolare l’inizio dei corsi il 7 dicembre 1921 nella prima sede di via S. Agnese. Andare oggi “ad fontes” ha detto, aiuta a riprendere «lo slancio creativo per andare avanti e superare gli ostacoli».
Il titolo del convegno “Un’idea di libertà” non è stato scelto a caso: l’espressione, che sta all’origine della fondazione, fu pronunciata da Filippo Meda, ma da ritenersi attuale ancora oggi se intesa come «libertà di insegnare e di essere pienamente cattolici», ha sottolineato Ornaghi.
Non poteva mancare il riferimento alla «sfida educativa», rilanciata da mons. Sergio Lanza, assistente generale della Cattolica. «Questa istituzione», ha detto, «ribadisce la propria missione educativa ed educatrice di fronte alla laicità per sottolineare l’identità dei soggetti». E riprendendo le parole del Papa, mons. Lanza ha invitato al compito di «formare le persone umane, vivere la vita in pienezza ed educare alla saggezza».
I lavori sono continuati con tre interventi di grande calibro sulla ricostruzione storica che ha portato la nascita dell’ateneo milanese. «Erano anni difficili per tutto il mondo cattolico», ha ammesso Aldo Carera, docente di Storia economica e direttore dell’Archivio “Mario Romani”. Eppure l’intuizione di poche persone spinse padre Gemelli e mons. Francesco Olgiati a presentare a papa Benedetto XV il progetto ambizioso dell’Università Cattolica. Era il 1919. Per Maria Bocci, direttore del Dipartimento di storia, fu l’«audacia cristiana» a permettere «la nascita dell’ateneo dei cattolici italiani», le cui prime due facoltà furono Scienze sociali e Filosofia.
Giuseppe Toniolo poco prima di morire nel 1918 aveva passato il testimone a padre Gemelli che «si misurava con il problema di rinnovare la cultura cattolica e si interrogava sul progresso scientifico e tecnologico, cercando nuove strade per assicurare la presenza cattolica nella società italiana».
Quegli anni furono segnati da una «mobilitazione», come ha ricordato Daniele Bardelli, docente di Storia contemporanea. L’associazionismo cattolico infatti «non rimase estraneo ai fermenti di allora» e ritenne che si potesse raccogliere la sfida dei tempi nuovi da una parte «incarnando il messaggio evangelico» e dall’altra, come diceva il fondatore, «stando nel cuore della realtà».
Unica donna del gruppo all’inizio fu Armida Barelli, che svolse sempre un ruolo importante oltre che essere tesoriera. Fu lei a incassare il primo milione dal conte Ernesto Lombardo per la realizzazione dell’Università Cattolica. Ma moltissimi contributi giunsero costantemente dai piccoli borghesi di Milano che versavano il loro “obolo” con generosità e disinteresse. Ci fu tuttavia anche una mobilitazione popolare rappresentata dalla partecipazione di ceti medio-bassi. La Barelli infatti riceveva per la Cattolica anche piccolissime somme da operai, contadini, donne di servizio, cuoche, analfabeti e addirittura mendicanti che andavano personalmente a versarle.
Nel 1923, con la nascita della “Giornata universitaria”, fu poi istituzionalizzata la raccolta di fondi, mentre già due anni prima si era costituita l’Associazione Amici con la finalità di sostenere la nuova opera.
Dai primi decenni a oggi il contesto giovanile da cui provengono i potenziali studenti della Cattolica è molto cambiato. A dirlo è Alessandro Rosina, docente di demografia. Intanto i giovani tra i 15 e i 24 anni in Italia sono solo il 10,2% mentre negli altri Paesi superano il 12%; inoltre il 21% di coloro che hanno tra i 15 e i 29 anni «né studiano né lavorano». Ciò significa che «un ragazzo su 4 non migliora la propria condizione di vita e non favorisce lo sviluppo del Paese». Eppure, insiste Rosina, «il capitale umano è una delle maggiori risorse economiche». Sui giovani occorre quindi investire e per evitare che i loro «talenti» rimangano «sepolti» bisogna renderli protagonisti offrendo «attenzione, investimento e opportunità». Il primo a crederci è senz’altro l’Istituto Toniolo, che al termine del convegno ha assegnato 80 borse di studio ai giovani più meritevoli. Questa mattina Milano ha ricordato la nascita di una grande opera: l’Istituto Giuseppe Toniolo, che a sua volta ha dato vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Molti i relatori intervenuti nell’ateneo di largo Gemelli al convegno “Un’idea di libertà” per fare memoria del 90° di fondazione, ma anche per guardare al futuro di due istituzioni importanti «per la vita della società e della Chiesa», come ha ricordato a conclusione dei lavori il cardinale Dionigi Tettamanzi, presidente dell’Istituto Toniolo.L’Arcivescovo di Milano oltre a ricordare la «felice intuizione» dei fondatori della Cattolica, ha descritto bene la mission dell’ateneo e dello stesso Istituto da lui presieduto dal 2003. «Il nostro tempo esige la formazione di una classe dirigente in possesso di elevate competenze, animata da rigore e da passione morale, preparata e disposta ad assumersi responsabilità importanti nella società di domani». Poi ricordando gli oltre 40 mila studenti iscritti ha detto: «L’intelligenza dei giovani e la loro libertà, il loro corpo e le loro relazioni si devono oggi ricomporre in una soggettività veramente unificata nella fiducia in se stessi e in un grande amore per la verità e per il bene».Quello di oggi non voleva essere «un seminario celebrativo», ha chiarito Paola Bignardi, membro del Comitato Toniolo, ma occasione «per interrogarsi sull’oggi e raccoglierne la sfida». Il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, ha ricordato le origini dell’ateneo milanese e in particolare l’inizio dei corsi il 7 dicembre 1921 nella prima sede di via S. Agnese. Andare oggi “ad fontes” ha detto, aiuta a riprendere «lo slancio creativo per andare avanti e superare gli ostacoli».Il titolo del convegno “Un’idea di libertà” non è stato scelto a caso: l’espressione, che sta all’origine della fondazione, fu pronunciata da Filippo Meda, ma da ritenersi attuale ancora oggi se intesa come «libertà di insegnare e di essere pienamente cattolici», ha sottolineato Ornaghi.Non poteva mancare il riferimento alla «sfida educativa», rilanciata da mons. Sergio Lanza, assistente generale della Cattolica. «Questa istituzione», ha detto, «ribadisce la propria missione educativa ed educatrice di fronte alla laicità per sottolineare l’identità dei soggetti». E riprendendo le parole del Papa, mons. Lanza ha invitato al compito di «formare le persone umane, vivere la vita in pienezza ed educare alla saggezza».I lavori sono continuati con tre interventi di grande calibro sulla ricostruzione storica che ha portato la nascita dell’ateneo milanese. «Erano anni difficili per tutto il mondo cattolico», ha ammesso Aldo Carera, docente di Storia economica e direttore dell’Archivio “Mario Romani”. Eppure l’intuizione di poche persone spinse padre Gemelli e mons. Francesco Olgiati a presentare a papa Benedetto XV il progetto ambizioso dell’Università Cattolica. Era il 1919. Per Maria Bocci, direttore del Dipartimento di storia, fu l’«audacia cristiana» a permettere «la nascita dell’ateneo dei cattolici italiani», le cui prime due facoltà furono Scienze sociali e Filosofia.Giuseppe Toniolo poco prima di morire nel 1918 aveva passato il testimone a padre Gemelli che «si misurava con il problema di rinnovare la cultura cattolica e si interrogava sul progresso scientifico e tecnologico, cercando nuove strade per assicurare la presenza cattolica nella società italiana».Quegli anni furono segnati da una «mobilitazione», come ha ricordato Daniele Bardelli, docente di Storia contemporanea. L’associazionismo cattolico infatti «non rimase estraneo ai fermenti di allora» e ritenne che si potesse raccogliere la sfida dei tempi nuovi da una parte «incarnando il messaggio evangelico» e dall’altra, come diceva il fondatore, «stando nel cuore della realtà».Unica donna del gruppo all’inizio fu Armida Barelli, che svolse sempre un ruolo importante oltre che essere tesoriera. Fu lei a incassare il primo milione dal conte Ernesto Lombardo per la realizzazione dell’Università Cattolica. Ma moltissimi contributi giunsero costantemente dai piccoli borghesi di Milano che versavano il loro “obolo” con generosità e disinteresse. Ci fu tuttavia anche una mobilitazione popolare rappresentata dalla partecipazione di ceti medio-bassi. La Barelli infatti riceveva per la Cattolica anche piccolissime somme da operai, contadini, donne di servizio, cuoche, analfabeti e addirittura mendicanti che andavano personalmente a versarle.Nel 1923, con la nascita della “Giornata universitaria”, fu poi istituzionalizzata la raccolta di fondi, mentre già due anni prima si era costituita l’Associazione Amici con la finalità di sostenere la nuova opera.Dai primi decenni a oggi il contesto giovanile da cui provengono i potenziali studenti della Cattolica è molto cambiato. A dirlo è Alessandro Rosina, docente di demografia. Intanto i giovani tra i 15 e i 24 anni in Italia sono solo il 10,2% mentre negli altri Paesi superano il 12%; inoltre il 21% di coloro che hanno tra i 15 e i 29 anni «né studiano né lavorano». Ciò significa che «un ragazzo su 4 non migliora la propria condizione di vita e non favorisce lo sviluppo del Paese». Eppure, insiste Rosina, «il capitale umano è una delle maggiori risorse economiche». Sui giovani occorre quindi investire e per evitare che i loro «talenti» rimangano «sepolti» bisogna renderli protagonisti offrendo «attenzione, investimento e opportunità». Il primo a crederci è senz’altro l’Istituto Toniolo, che al termine del convegno ha assegnato 80 borse di studio ai giovani più meritevoli. – – L’intervento del cardinal Tettamanzi (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/mission_toniolo.pdf)