Nella chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa appuntamento alle 21 con i Decanati Navigli, Vigentino e Barona. Parlano i tre Decani, mentre il Vicario di Zona monsignor Faccendini illustra l’iter complessivo della Visita, prima e dopo l’incontro con l’Arcivescovo: «L’ascolto del Cardinale è il momento-clou»

di Annamaria BRACCINI

Monsignor Carlo Faccendini

Come si sta articolando, nei suoi tre momenti fondamentali, la Visita pastorale feriale che a Milano porterà il cardinale Scola a fare tappa giovedì 25 febbraio, alle 21, nella chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa per incontrare i Decanati Navigli, Vigentino e Barona? «Nelle scorse settimane ho incontrato personalmente i tre Decani, stabilendo con loro i passi più significativi da intraprendere per questo percorso -, spiega monsignor Carlo Faccendini, vicario episcopale di Zona I -. A loro volta i Decani, con i rispettivi Consigli pastorali, hanno stilato alcune domande che verranno poste all’Arcivescovo durante l’assemblea». E aggiunge: «Il momento-clou, come ovvio, è l’ascolto del Cardinale, che permette ai Decani e a me, come Vicario, di approntare uno strumento per affrontare il momento successivo all’incontro di cui riprendiamo gli spunti».

Di che cosa si tratta?
È un documento utile per il lavoro e il cammino futuro di ogni singola parrocchia, di ciascuna Comunità pastorale e dei loro Decanati di riferimento. Potremmo anche definirla una “presa di impegni” che verrà consegnata ai Decanati durante una celebrazione eucaristica corale. Successivamente i Decani, sulla base di tale strumento, incontreranno i Consigli pastorali per vedere come operare in concreto. A me, a questo punto, rimane il compito di visitare i preti, parrocchia per parrocchia, per verificare l’andamento e l’avanzamento della realizzazione dei progetti su cui si è deciso di attivarsi.

Un lavoro estremamente capillare, dunque, considerando che le parrocchie di Milano sono circa 170…
Indubbiamente. La Visita è già piuttosto avanti nella nostra Zona pastorale, poiché l’Arcivescovo ha già visitato circa dieci Decanati (cui va aggiunto il Giambellino, in cui la Visita fu compiuta la scorsa primavera), quindi la metà di quelli presenti in Milano città.

In qualche Decanato – come i tre visitati la sera stessa dell’inizio dell’anno pastorale, l’8 settembre 2015 – è già stato elaborato lo strumento di lavoro e identificata l’urgenza su cui impegnarsi?
Proprio per quei tre Decanati – Zara, Affori e Niguarda, si sono già compiuti i passi descritti. Mi sono incontrato con i Decani, abbiamo stilato il documento di lavoro e lo abbiamo proposto ai Consigli pastorali. Questi ultimi, poi, hanno stabilito l’impegno e, in tre diverse celebrazioni, quanto emerso è stato ri-consegnato alla comunità. Siamo, quindi, arrivati alla fine del secondo momento. Infatti, d’ora in poi, in tutte le realtà già incontrate dal Cardinale, io stesso inizierò a visitare i sacerdoti.

L’Arcivescovo identifica l’obiettivo della Visita nel superamento del divario tra fede e vita, da realizzare attraverso l’educazione al pensiero di Cristo. Nella gente c’è questa consapevolezza?
Sì, e direi di che è anche andata crescendo in questi mesi. Lo scopo della Visita, concepita secondo tale modalità, indica proprio la scelta di entrare nel quotidiano delle persone. Per questo l’Arcivescovo tiene particolarmente a definirla «feriale», non solo perché accade nei giorni non festivi, ma in quanto intende raggiungere e rilanciare la vita ordinaria dei fedeli, rendendoli coscienti della necessità di portare, per le vie dell’umano, ciò in cui si crede, il Signore Gesù.

La sfida è quella di testimoniare uno stile di vita cristiano…
Senza dubbio. Ma non si può dimenticare che questo fossato drammatico tra fede e vita si può evitare solo con partendo da se stessi, dalla propria conversione personale.

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