L’incontro con i fedeli dei Decanati di Merate e Brivio al Collegio Villoresi è l’ultima tappa nella Zona III. Presenta il territorio don Carlo Motta, decano di Brivio
di Marcello VILLANI
Martedì 22 novembre l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, compie l’ultima tappa nella Zona III (Lecco) della sua Visita pastorale biennale. Alle 21, a Merate, nel salone dell’Istituto Comprensivo Beata Vergine Maria (Collegio Villoresi, via monsignor Colombo 19), incontra i fedeli dei Decanati di Merate e Brivio.
Il primo, retto da don Costantino Prina (parroco di Santo Stefano a Osnago) comprende dieci parrocchie, di cui quattro (Santa Maria Assunta a Paderno d’Adda, Sant’Alessandro a Robbiate, Santi Nazaro e Celso a Verderio Inferiore e Santi Giuseppe e Fiorano a Verderio Superiore) sono raggruppate nella Comunità pastorale Beata Maria Vergine Addolorata. Le altre sono in 6 Comuni: Cernusco Lombardone (San Giovanni Battista), Merate (Sant’Ambrogio), Novate Brianza (Santo Stefano), Pagnano di Merate (San Giorgio Martire), Montevecchia (San Giovanni Battista) e Osnago (Santo Stefano).
Il Decanato di Brivio, guidato da don Carlo Motta, parroco di San Vigilio a Calco, copre una parte dell’antica Pieve di Brivio ed è composto da 13 parrocchie distribuite su 9 Comuni, con circa 30 mila abitanti. Le parrocchie sono ad Airuno (Ss. Cosma e Damiano), Brivio (Comunità pastorale Beata Vergine Maria, che comprende Ss. Sisinio, Martirio e Alessandro di Brivio, Ss. Margherita e Simpliciano a Beverate), Arlate di Calco (Ss. Gottardo e Colombano), Calco (S. Vigilio), Imbersago (Ss. Marcellino e Pietro e il Santuario della Madonna del Bosco), Olgiate Molgora (Maria Madre della Chiesa e S. Zeno), La Valletta Brianza – S. Maria Hoè (Comunità pastorale di Sant’Antonio abate, che comprende S. Giorgio in Rovagnate, B. V. Addolorata a Santa Maria Hoè, S. Giovanni Evangelista a Perego e S. Ambrogio a Monte di Rovagnate) e Sartirana di Merate (S. Pietro apostolo).
A presentare il territorio in occasione della Visita pastorale è don Carlo Motta, che racconta di una Brianza lecchese molto operosa, ma stretta tra i tanti immigrati già integratisi e quelli “di passaggio”, ovvero i numerosi profughi che vengono a contatto con la popolazione, ma non riescono a inserirsi perché poi riprendono il loro viaggio. «I brianzoli da sempre lavorano e si danno da fare – sottolinea don Carlo -. L’esperienza credente sta vivendo il momento arduo e faticoso del cambio dei tempi, nel senso che la gente sta uscendo da un cammino di tradizione, del “si è sempre fatto così”, e affronta un cambio culturale, di vissuto lavorativo, di impegno, di integrazione anche con il mondo esterno». È questo a preoccupare di più: «Siamo sull’asse ferroviario Lecco-Milano. La stazione di Airuno-Olgiate è il porto di mare di questo viaggiare dei migranti. A Calco, su 5000 abitanti, solo 500 sono residenti. Gli immigrati partecipano all’oratorio estivo, alle realtà sportive e musicali. Ma la presenza massiccia di profughi, qualche problema di “impatto” (non di violenza), ce l’ha dato». La comunità ecclesiale sta facendo molto: «Stiamo cercando di favore il più possibile l’integrazione. Tanto che i residenziali hanno quasi tutti un lavoro. Per i profughi stiamo studiando momenti aggregativi, manifestazioni anche con i nostri missionari, ma sono iniziative ancora estemporanee».
Quello che invece è ormai ben radicato è l’impegno dei laici. Soprattutto a Brivio le esperienze sono tutte positive: «Stiamo lavorando sulla formazione, nella scia del Convegno ecclesiale di Firenze e come prolungamento di questo cammino. Partendo da alcuni passaggi della lettera del cardinale Scola sul pensiero di Cristo, abbiamo fatto incontri di presentazione sull’Amoris Laetitiae non tenuti da preti o suore, ma da laici. È stata una mia scelta, condivisa col Consiglio pastorale decanale, per dare una svolta in favore dei laici, sempre più impegnati nella nostra ecclesia». Lasciando così più tempo ai preti per le funzioni principali del loro ministero, come il sacramento della Riconciliazione: al Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago, retto da padre Giulio Binaghi, ci sono sempre decine di confessori a disposizione.