Secondo il decano don Giuseppe Lazzati, questo è uno degli obiettivi a cui tendere dopo la Visita pastorale che il cardinale Scola aprirà incontrando i fedeli del Decanato nella chiesa di Santa Maria Assunta in Fornaci a Fagnano Olona
di Cristina CONTI
Venerdì 10 febbraio la Visita pastorale del cardinale Angelo Scola toccherà il Decanato di Valle Olona. L’Arcivescovo incontrerà i fedeli del Decanato nella chiesa di Santa Maria Assunta in Fornaci a Fagnano Olona (via Dante 1). «Siamo quattordici parrocchie organizzate in Comunità e Unità pastorali – spiega il decano don Giuseppe Lazzati, parroco di San Lorenzo e dei Santi Nazaro e Celso a Gorla Minore -. Al di là degli stili ovviamente diversi dei singoli sacerdoti, si lavora bene insieme. In Decanato c’è una bella fraternità presbiteriale, una chance davvero importante».
Come vi siete preparati per questa visita?
Abbiamo iniziato lo scorso anno, prima con l’annuncio e poi con il lavoro nei Consgli pastorali. Un incontro col Vicario generale monsignor Delpini a Castellanza ha visto inoltre la partecipazione di tutto il Decanato. Abbiamo diviso la pastorale in settori e impostato il lavoro. In questo momento per noi è molto importante camminare insieme, creare una pastorale unitaria e ripensare le priorità fondamentali del nostro cammino.
Immigrati: com’è la situazione?
Non sono molti. Con quelli presenti si lavora bene perché sono inseriti nella realtà parrocchiale: Caritas e Pastorale giovanile, in particolare, creano un clima di accoglienza. Il Decanato è fatto di gente buona: al di là delle lamentele iniziali, hanno tutti il cuore in mano. Le nazionalità più presenti sono quelle del Nord Africa e dello Sri-Lanka. Qui vivono tante badanti e la Caritas le segue non solo procurando loro il lavoro, ma anche chiamandole per invitarle alle funzioni e alle diverse iniziative. Tra i passi che dovremo compiere dopo questa visita ci sarà anche l’estensione alla pastorale familiare di questa attenzione particolare che la Caritas ha verso gli immigrati. Vorremmo realizzare quello che io chiamo “tutoraggio” di famiglie verso altre famiglie: una di esse se ne prenderà a cuore un’altra, la inviterà, la chiamerà, le farà sentire che la comunità cristiana la vuole e vuole fare un cammino con lei.
Come valuta l’impatto della crisi economica sul territorio?
Si è sentita parecchio. La nostra zona non ha grandi problemi di povertà, ma anche le famiglie italiane sono state interessate dalla perdita del lavoro. Abbiamo fortunatamente tante ditte che funzionano, ma molte industrie tessili hanno chiuso e i piccoli artigiani hanno risentito di questa situazione. Per fortuna molte persone lavorano a Malpensa e altri vanno a lavorare in Svizzera.
Quali le sfide per il futuro?
Possiamo riassumerle in tre punti fondamentali. Innanzitutto la comunità parrocchiale nel Decanato risente troppo della tradizione e meno delle convinzioni; stiamo lavorando per avere una comunità viva, adulti vivi per un futuro vivo, dobbiamo puntare sulla qualità della proposta cristiana e tradurla in scelte quotidiane per sperimentare l’amore di Dio. Il cammino parrocchiale deve essere sempre più affascinante, capace di attirare le persone. Le famiglie poi devono essere il centro dell’azione pastorale: quelle dell’iniziazione cristiana sono totalmente presenti, ma molti ragazzi non sono supportati dai genitori e incoraggiati a continuare il cammino di catechesi dopo la Cresima. La pastorale giovanile, infine, deve essere intesa come pastorale vocazionale: dobbiamo aiutare i giovani a realizzare il progetto della loro vita. Nell’individuare questi obiettivi da parte dei Consigli pastorali è stato fatto davvero un buon lavoro.