Sarà presieduta dal cardinale Scola e vi sono invitate tutte le Chiese cristiane presenti in Diocesi. Ne parla monsignor Luca Bressan. Diretta su Telenova 2 (canale 664) e su Chiesadimilano.it
di Annamaria BRACCINI
Una celebrazione ecumenica presieduta dall’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, e alla quale sono state invitate tutte le Chiese cristiane presenti in Diocesi, per ricordare il centenario del genocidio degli Armeni. Nel giorno in cui gli Armeni stessi celebrano «il grande crimine» – come viene definito il loro Olocausto -, anche i cristiani di Milano, in Duomo, venerdì 24 aprile, alle 16, faranno memoria di quegli eventi. Per non dimenticare ciò che accadde nella notte tra il 23 e il 24 aprile di un secolo fa, quando furono arrestati, con un deliberato progetto di eliminazione progressiva voluto dall’Impero Ottomano, i primi cittadini di origine armena. Un’operazione che oggi potremmo definire di pulizia etnica, che continuò nei giorni seguenti, arrivando in un solo mese a contare più di mille intellettuali deportati verso l’interno dell’Anatolia o massacrati lungo la strada. Parte di quel milione e mezzo di persone coinvolte nelle famigerate marce della morte, che significarono per centinaia di migliaia di uomini donne e bambini, la fine.
«La celebrazione è stata chiesta al Cardinale da Sua Santità Karekin II, il Patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, come gesto di comunione e di solidarietà, da compiere all’indomani del giorno nel quale proprio il Patriarca, a Echmiadzinin in Armenia, presiederà la grande celebrazione di beatificazione di tutti i martiri di quel genocidio – spiega il Vicario episcopale della Diocesi di Milano, monsignor Luca Bressan -. Il motivo per cui abbiamo risposto subito a tale richiesta è appunto il desiderio di favorire, uniti, cammini di fede, capaci di portare l’amore di Cristo e la vita laddove le nostre colpe umane hanno, invece, seminato la morte, come ha detto il Cardinale pochi giorni fa durante i Funerali di Stato per le vittime del Tribunale. È più che mai necessario, oggi, offrire speranza».
Il ritrovarsi in Cattedrale, ha il significato di una preghiera, al di là di ogni polemica, basti pensare a quella che ha tentato di coinvolgere il Papa dopo le sue parole sull’«immane e folle sterminio», negato dalla Turchia?
Esattamente. Tenendo conto che non intendiamo inserirci in nessuna controversia poiché riteniamo che la presa di posizione della Turchia abbia a che fare con problemi di leadership interna e di rapporti di forza rispetto alla componente islamica del Paese. Questioni, queste, estranee al genocidio, che è e rimane innegabile e a fronte del quale invochiamo una possibilità di autentica riconciliazione.
Giungono notizie sconvolgenti come l’uccisione di alcuni profughi cristiani buttati a mare da alcuni musulmani mentre tentavano di attraversare il canale di Sicilia. Celebrare questo centenario è anche un modo per ricordare tutti i martiri della fede?
Purtroppo la chiamata al martirio, come dimostra ampiamente il presente, è sempre attuale. Vogliamo pregare per rendere visibile l’amore di Dio, per testimoniare l’esemplarità di chi muore per Cristo, per sconfiggere l’odio che ci circonda.