L’incontro con l’Arcivescovo (alle 21 nella chiesa parrocchiale di San Giuliano Milanese) preparato attraverso un questionario distribuito ai fedeli del Decanato. Il decano don Luca Violoni parla delle sfide da affrontare: senso comunitario, integrazione degli stranieri, vicinanza alle persone anziane e sole, pastorale familiare

di Cristina CONTI

Don Luca Violoni

Martedì 15 febbraio la Visita pastorale feriale del cardinale Angelo Scola farà tappa a San Giuliano Milanese dove, alle 21, nella chiesa di San Giuliano Martire (piazza della Vittoria 6), incontrerà i fedeli del Decanato di San Donato Milanese. «Siamo in tutto tredici parrocchie, di cui sette a San Giuliano, con circa 38 mila abitanti residenti, e sei a San Donato, con circa 32 mila residenti», spiega don Luca Violoni, decano e parroco di San Giuliano Martire e San Marziano a Giuliano Milanese.

Quali momenti hanno preceduto questa visita?
Abbiamo costituito una Commissione decanale con i rappresentanti di ogni parrocchia e ci siamo concentrati sull’analisi della nostra realtà. Ci siamo trovati una volta al mese, abbiamo fatto qualche indagine tra i parrocchiani e abbiamo attinto alle statistiche per preparare un documento di sintesi. Per la formulazione delle domande abbiamo ascoltato il popolo di Dio: a partire da domenica 16 ottobre, Festa della Dedicazione del Duomo, ai fedeli è stato consegnato un questionario con la segnalazione delle domande; poi ne abbiamo scelte e accorpate 4 o 5. Il nostro obiettivo era quello di partire dalla gente. In quest’ultima fase abbiamo anche sensibilizzato le associazioni sull’importanza della visita e abbiamo invitato l’Amministrazione comunale a prendere parte all’incontro.

Qual è la situazione socio-economica nel vostro territorio?
Gli effetti della crisi si sono avvertiti sia a San Donato, sia a San Giuliano, in termini diversi, da un punto di vista sociale ed economico. La realtà è variegata. Da un lato hanno problemi i giovani che non riescono a trovare un lavoro, e quindi l’impossibilità di farsi una vita autonoma, avere una casa e cura di sé. Dall’altro le persone di 40-50 anni hanno accusato molto la perdita del lavoro, che si è tradotta in sfratti e difficoltà nei pagamenti.

Quali le sfide per il futuro?
La nostra parrocchia è animata da molti volontari, oltre 2500, ma la consapevolezza di far parte di una comunità cristiana non è così diffusa. C’è molto impegno all’interno dei singoli gruppi, ma difficoltà ad avere un quadro d’insieme. È importante, invece, che ci sia più consapevolezza di far parte di un progetto unico, per realizzare l’obiettivo di essere una Chiesa in uscita. La visita del Cardinale è sicuramente un aiuto in questo senso. La seconda sfida è rappresentata dagli stranieri. Da noi ci sono circa 71 mila residenti, di cui oltre 10 mila sono di nazionalità diversa dall’italiana. Di questi, 5 mila sono di religione cristiana e alcuni partecipano attivamente, altri seguono percorsi propri. A Messa vengono circa 10 mila fedeli, tra italiani e non. C’è necessità di integrare e rendere protagoniste anche le persone di altre nazionalità, per ringiovanire e rinfrescare le nostre comunità: è una priorità segnalata anche dai Consigli pastorali. Qui poi vivono molte persone sole. Il 7% della popolazione è rappresentato da persone vedove, soprattutto donne. Ci sono molti volontari in vari ambiti, ma pochi si dedicano agli anziani. C’è quindi una necessità molto profonda di riflettere sul tema della terza età e della solitudine. Un’altra sfida importante è quella della famiglia: i matrimoni civili da noi hanno superato quelli religiosi. Molti poi frequentano i corsi qui e si sposano altrove. Molte coppie che scelgono di far battezzare i loro figli sono conviventi e non hanno in programma di sposarsi. Le nostre famiglie devono dare una testimonianza grande sul sacramento del matrimonio. Vanno ripensate la pastorale familiare e la famiglia come oggetto di evangelizzazione.

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